La 19enne ha raccontato di «abusi e molestie sessuali subite in passato mentre si trovava negli Stati Uniti», conferma a MeridioNews Mirella Viscuso, la legale che la assiste. Per i difensori dei tre «la verità negli atti è un'altra e lo dimostreremo»
Stupro in piazza Europa, la vittima è tornata negli Usa Avvocata: «Negli audio registrati dice “Io non voglio”»
«Io non voglio». Sarebbe queste una delle frasi che la 19enne americana violentata avrebbe rivolto più volte ai tre ragazzi. Scampoli di conversazioni che sarebbero stati registrati dalla giovane con il proprio cellulare durante quell’ora in macchina, nella zona del lungomare nei pressi di piazza Europa. Adesso la ragazza è tornata negli Stati Uniti, dove ha raggiunto la madre e la sorella. «Era venuta in Italia come baby sitter alla pari, soprattutto per imparare la lingua, e vedeva questo periodo come una vacanza. Non so – dice a MeridioNews l’avvocata Mirella Viscuso che assiste la 19enne ma che non ha ancora avuto modo di parlare con la sua cliente – se ha deciso di andare via prima dello scadere della sua permanenza programmata».
Da quanto emerge dall’ordinanza cautelare emessa dal gip nei confronti dei 20enni Roberto Mirabella e Agatino Valentino Spampinato e del 19enne Salvatore Castrogiovanni, la vittima avrebbe messo a verbale di avere già subito «abusi e molestie sessuali mentre si trovava ancora in America – conferma l’avvocata – ma niente di paragonabile allo stupro di adesso». La ragazza avrebbe raccontato degli abusi pregressi mentre rispondeva all’interrogatorio del pubblico ministero per spiegare di avere parlato, per questo, con i familiari il giorno dopo prima di denunciare l’accaduto ai carabinieri di piazza Dante, a cui ha consegnato anche dei file audio e una foto che i ragazzi avevano voluto fare con lei quando si sono incontrati.
«Prima di accettare l’invito dei due ragazzi, a cui successivamente si è unito il terzo, ad andare a bere qualcosa – racconta Viscuso – la giovane ha anche chiamato un’amica per chiedere se li conoscesse e se potesse fidarsi di loro». Rassicurata dall’altra ragazza, avrebbe comunque rifiutato la proposta di andare a vedere il mare e accettato di spostarsi in un altro locale nella zona di piazza Teatro Massimo. «È a quel punto che, per convincerla ad avvicinarsi alla macchina – aggiunge l’avvocata – i giovani avrebbero detto di dovere andare a prendere dei soldi. Giunti accanto all’auto, la mia assistita ha raccontato che i tre l’hanno spintonata per costringerla a entrare».
Le violenze si sarebbero poi consumate nella strada che conduce al porticciolo Rossi. Stando a quando dichiarato dalla ragazza, «la violenza è durata circa un’ora – riferisce Viscuso – durante la quale i ragazzi hanno abusato di lei a turno e anche in due contemporaneamente». Tentativi di cercare aiuto vengono messi in atto dalla 19enne che avrebbe fatto diverse chiamate al 112 e anche una telefonata a un amico, senza però riuscire a parlare per paura di essere scoperta e che le togliessero il cellulare. «Non capisco di cosa hai bisogno», è il contenuto di un messaggio che riceve dall’amico che ha provato a contattare. È in quegli stessi momenti che la ragazza «attiva il registratore vocale del cellulare – spiega l’avvocata – per registrare l’audio di quanto stava accadendo». Mossa della quale i giovani non si sarebbero accorti.
L’indomani è uno dei tre a contattarla per invitarla a prendere un caffè e, di fronte al rifiuto della ragazza, ammette di avere un video della sera precedente – che adesso è stato recuperato dai carabinieri e acquisito dalla procura di Catania. «La mia assistita – continua la legale – in realtà, aveva già avuto il dubbio che qualcuno stesse riprendendo le scene di violenza perché, nel buio, aveva visto una lucina accesa». Nei prossimi giorni, la legale contatterà la ragazza per «spiegarle come funziona il sistema giudiziario italiano. Dovrebbe tornare in Italia per confermare le dichiarazioni durante l’incidente probatorio oppure potremmo fare ricorso alla videoconferenza dal consolato con degli interpreti o, ancora – continua Viscuso – alla rogatoria internazionale». Intanto, dal momento in cui è stata emessa la misura nei confronti dei tre indagati (lo scorso 23 marzo), detenuti nel carcere di piazza Lanza, ci sono dieci giorni di tempo per depositare l’istanza per il ricorso al tribunale del Riesame.
Le indagini sono ancora in corso e diversi sono gli aspetti da approfondire. «La verità negli atti è un’altra e noi siamo certi di poterlo dimostrare. Nell’ordinanza c’è solo la versione della ragazza, che presenta tante lacune e contraddizioni». Non dicono altro per il momento gli avvocati che difendono i tre ragazzi se non che «oltre alla vittima ci sono anche tre famiglie per bene che stanno soffrendo», aggiunge uno dei legali a questa testata. Intanto, per venerdì sera, è stata organizzata in piazza Europa una manifestazione dal titolo Neanche con un fiore. «Catania deve mobilitarsi per dire un no chiarissimo alla brutalità e alla violenza», sottolineano i promotori dell’iniziativa.