Nell'isola ci sono 6.611 alunni con disabilità, il 2,65% del totale. Media nettamente superiore a quella nazionale. In una recente relazione del dipartimento delle Politiche sociali si affrontano i nodi del settore: dalla disparità di spesa tra le province alla permanenza più lunga in mancanza di alternative dopo la scuola
Studenti disabili, servizi insufficienti e costi alti A scuola le cooperative si sostituiscono ai bidelli
Sono 6.611 gli studenti disabili negli istituti superiori siciliani. Secondo le cifre fornite dal Miur sull’anno scolastico appena trascorso, 3.305 sono i ragazzi con disabilità lieve, mentre 3.306 sono invece gli allievi affetti da disabilità grave. Una media del 2,65 per cento, ben al di sopra di quella nazionale che si ferma invece all’1,85 per cento.
«Tale difformità – si legge nella relazione che il dipartimento regionale delle Politiche sociali ha presentato alla commissione Sanità all’Ars – sembra essere imputabile alla maggiore permanenza dei ragazzi disabili presso le scuole di secondo grado a causa della carenza, nel territorio regionale, di strutture dedicate all’accoglienza degli alunni che hanno concluso il percorso scolastico». Insomma, finita la scuola, per i giovani disabili siciliani non c’è altro che un deserto di strutture e assistenza dedicata, così succede che la scuola rappresenti l’unico spazio di socialità per questi ragazzi.
Il servizio di trasporto per gli studenti disabili nello scorso anno scolastico è costato complessivamente tre milioni 231mila euro: in termini assoluti, la città metropolitana che ha pesato di più sui conti regionali è quella di Catania (890mila euro), seguita da Palermo (640mila euro), Messina (563mila euro) e Caltanissetta (560mila), ma le cose cambiano a guardare invece il costo pro capite. Non esiste, infatti, una centrale unica appaltante, per cui di fatto ogni ex Provincia organizza il servizio di trasporto in base alle esigenze specifiche. Succede dunque che il costo pro capite per il trasporto agli studenti disabili schizzi fino a 7.666 euro a Siracusa, fermandosi invece a 353 euro ad Enna. In generale, la media di spesa per il trasporto di ciascun disabile nel corso dell’intero anno scolastico (da settembre 2016 a giugno 2017) è stata di 5.500 euro.
Stessa storia guardando ai costi del servizio di assistenza igienico personale, pesati complessivamente sul bilancio della Regione per quasi 8,5 milioni di euro. La città metropolitana in cui si è speso di più è Catania, con tre milioni 790mila euro, seguita da Palermo (poco più di due milioni) e Caltanissetta (960mila euro). Ma anche in questo caso la spesa pro capite è tutt’altro che uniforme: dai 10mila euro spesi per ciascuno studente diversamente abile a Catania, fino ai 350 euro spesi invece ad Enna. In questo caso «la variazione – si legge nella relazione – è in ragione del numero di disabili assistiti dallo stesso operatore per plesso scolastico».
E poi i collaboratori scolastici, che se la normativa regionale fosse equiparata a quella nazionale, potrebbero occuparsi dell’assistenza igienico sanitaria. Invece a svolgere questa attività nelle scuole siciliane sono principalmente le cooperative. Non mancano inoltre i casi in cui «sono stati erogati i servizi a ragazzi che frequentano altri ordini scolastici, persino universitari».
Per l’assistenza alla comunicazione si sono spesi complessivamente 7,8 milioni di euro. Anche qui il gap tra i diversi costi pro capite è molto largo: dai 7.600 euro per ciascun alunno spesi a Catania, ai 1.650 euro ad Agrigento.
Il dirigente generale del dipartimento, Mario Candore, scrive in calce alla relazione presentata alla commissione parlamentare che «la prima criticità riscontrata è riferibile ad una inadeguatezza molto diffusa nell’erogazione dei servizi, intesa come numero di ore e di giornate rispetto ai fabbisogni indicati dai piani formativi elaborati per ogni singolo alunno disabile». Naturalmente Candore denuncia anche «l’inadeguatezza delle risorse economiche», ferme a 19 milioni, quando ne servirebbero 30 milioni.
Intanto i costi rimangono alti: senza una centrale unica appaltante si continuerà ad assistere allo stesso gap di costi pro capite tra una ex Provincia e l’altra. Intanto settembre è ormai alle porte. E difficilmente si riuscirà a risolvere la disorganizzazione nei servizi di assistenza agli studenti disabili prima che la campanella torni a suonare.