A Catania come in Valtellina ma vent’anni dopo e con una multa da pagare. Un lettore, Giulio Salvi dopo il nostro articolo sui divieti di mafia apparsi in città ad opera di uno street artist multato dai vigili etnei ci scrive per raccontare la sua esperienza di cartellonaggio creativo al Nord. Per lui il problema maggiormente sentito in provincia è da sempre quello della sicurezza nelle strade. E da quello è partito.
«Attraversando la statale 38 dello Stelvio che percorre la Valtellina ci si imbatte in una fila di platani, circa 250, uno dietro l’altro che costeggiano la carreggiata», racconta. Un pericolo per gli automobilisti che, in quel tratto di strada, troppo spesso hanno finito per andarci a sbattere. La storia di Giulio, albergatore valtellinese, parte proprio da qui. Duecento cartelli «io ucccido» con tre c, rafforzativo affissi sui tronchi dei platani nel 1991, appena una settimana dopo l’ennesimo incidente mortale sulla strada statale dove avevano perso la vita tre ragazzi. L’idea era nata da un lato per attirare l’attenzione dei guidatori sul pericolo, dall’altro per spingere chi di dovere a intervenire per migliorare le condizioni di quella strada. «Dopo quell’episodio ci fu anche una raccolta firme e alcuni platani, quelli più pericolosi, vennero per fortuna tagliati», dice Giulio.
Un caso di cartelli abusivi anche questo in assoluta buona fede ma che aveva incontrato il buon senso del prefetto. Questi, infatti, «visto l’alto senso civico dell’iniziativa racconta Giulio fece archiviare la multa di 516mila lire a me e ai cinque, sei impavidi dei cartelli».
Da allora Giulio non si è più fermato. Anzi ha trovato l’appoggio di alcuni parenti ed amici dei tre ragazzi che sulla statale avevano perso la vita pochi giorni prima. «Non li conoscevo ma avevano apprezzato il mio gesto e condividevano il mio intento. Insieme ci siamo messi a lavoro per le strade della Valtellina». Non si tratta di un’associazione, ma di un piccolo gruppo di volontari che si occupa dell’educazione civica sulle strade. Il nome è Tolleranza zero, «quella che ci vuole verso tutti gli atteggiamenti sbagliati alla guida (persone che non usano la cintura o il casco, che non rispettano i limiti di velocità o accendono le luci quando necessario e alla guida parlano al telefono come se fosse normale). I platani non si possono spostare, è vero, ma le persone a volte dovrebbero andare meglio in auto», dice. E dove non arrivano le istituzioni spesso c’è bisogno che intervengano gli stessi cittadini. «Meglio fare dell’attivismo che stare dietro ai cavilli della burocrazia. In questi anni ci siamo mossi con raccolte firme, depliant informativi, iniziative pubbliche», commenta Giulio che da allora, per fortuna, sanzioni non ne ha più ricevute.
A Catania però, iniziative meritevoli o meno, le multe si fanno e non capita mai che vengano archiviate. Anc, lo street artist dei divieti alla mafia e all’omertà, la sua sanzione dovrà pagarla. Un cifra non da poco, 398 euro. «La legge è chiara. Sui segnali stradali non si può intervenire. Anche se ammetto che non immaginavo di incorrere in tutto questo. Si trattava di installazioni provvisorie e di certo non volevo fare del male a nessuno», dice. «La cosa bella è che in questi giorni molti mi hanno scritto su facebook invitandomi ad accettare che si faccia una colletta per pagare la sanzione. Si sentono toccati in prima persona da questo episodio perché manifestare il proprio no alla mafia è qualcosa che riguarda tutta la collettività. È come se quei cartelli li avessero affissi anche loro, perciò vorrebbero contribuire a pagare la multa», spiega l’ideatore dei divieti fittizi.
Di certo sarebbe un segnale chiaro dei cittadini all’amministrazione. E chissà che anche questa storia, a Catania come in Valtellina, non possa concludersi con un lieto fine. «Finora non mi è arrivata nessuna notifica di multa dice Anc Ma quando arriverà, pagherò». O forse è meglio dire pagheremo.
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