Straordinario! Il sindaco non si dimette

Martedì sera si è svolta la seduta consiliare dedicata alle comunicazioni speciali, voluta dal sindaco di Catania Raffaele Stancanelli. Argomento principe i 140 milioni di euro in arrivo dal Cipe per colmare parte del buco di bilancio. Mentre il senatore PDL leggeva il suo lungo discorso senza novità, in piazza Duomo e poi anche all’interno del Palazzo degli Elefanti, imperversava la protesta, organizzata da Rifondazione Comunista e dai ragazzi del Centro popolare occupato Experia, a cui poi si sono aggiunti anche semplici cittadini. All’interno dell’aula consiliare si sentivano forti gli slogan e soprattutto gli inviti alle dimissioni per il primo cittadino, tanto che i vigili urbani sono stati costretti a chiudere le finestre per permettere a Stancanelli di continuare il suo discorso. “La lista di opere pubbliche per Catania che ho presentato al Cipe  è vera – ha detto il sindaco cercando di smentire le parole che mezza Italia ha sentito dalla sua stessa voce durante la trasmissione Report di Rai tre, senza però, riuscire a convincere molto. Il senatore Stancanelli ha poi rivendicato il lavoro fatto fin qui dalla sua squadra per “salvare il salvabile, per evitare il dissesto e impedire che la città fosse sommersa dai rifiuti facendo sì che la discarica non chiudesse”,  e ancora ha sottolineato di essersi  “battuto per il lavoro quotidiano, per tornare alla normalità, scomparsa con la precedente amministrazione e che è invece indispensabile per la rinascita di Catania”. Finito il discorso la maggioranza si è alzata in piedi applaudendo, mentre dai banchi dell’opposizione venivano esposti dei cartelli di protesta. “È impossibile che lei, signor sindaco, non conoscesse la gravità della situazione – ha dichiarato il capogruppo del PD, Francesco Montemagno – considerando che alcuni membri dell’amministrazione precedente sono stati riconfermati in questa e soprattutto la parte politica è la stessa”. Ma l’orazione più accorata contro l’operato del sindaco è stata quella di Nello Musumeci, leader di Alleanza Siciliana, che ha attaccato Stancanelli “all’epoca a fianco dell’amministrazione Scapagnini” per l’assoluta mancanza di lealtà dimostrata con il tentativo di prendere le distanze dal passato, di scappare dalla corresponsabilità politica. “Nessuna emozione mi ha dato il suo discorso – ha aggiunto il consigliere di Alleanza Siciliana – lei,  sindaco, non mi da nessuna emozione, anzi credo che questo suo intervento sia solo un tentativo di recuperare a livello di immagine la brutta figura fatta a seguito del programma Report”.

Le comunicazioni speciali di Stancanelli sono state, quindi, un semplice discorso per dire ai suoi concittadini che ce la sta mettendo tutta, che non ha nessuna intenzione di dimettersi (né tanto  meno di proclamare il dissesto). Ma questo, probabilmente, era facilmente prevedibile. 

Fuori, intanto, i catanesi davano prova di maggiore originalità. Perché di partecipazione attiva, consigli comunali aperti al pubblico, interventi dei cittadini in sede di assemblea, si parla da tempo come se si trattasse di quelle cose tanto belle da pronunciare, quanto irrealizzabili, per inerzia o disinteresse e invece martedì sera, sono diventate di colpo realtà.

Dopo un lancio di uova che pare diventato consuetudine (secondo il ragionamento, forse, che i nostri politici di frittate ne hanno fatte tante), un gruppo di manifestanti di varia estrazione politica ha bloccato la circolazione in piazza Duomo e ha gridato slogan contro l’amministrazione comunale.

“Le tasse le pagano le masse” è il motto – poco originale, questo – dei contestatori che, davanti al portone del Palazzo di città, prima chiuso e, a seguito delle vivaci proteste, riaperto, raccoglievano il favore della cittadinanza.

«Per cosa protestate?», chiedono tre ragazze passate per caso dalla zona.

«Perché chiediamo le dimissioni di Stancanelli!», risponde, serafico, uno studente che regge un foglio di carta, con scritto, a chiare lettere, “dissesto subito”.

«E’ semplice», spiega il ragazzo «Alla gente non gli si può riempire la testa con “buco di bilancio”, “annotazioni della Corte dei Conti”, grandi numeri e ampollosi documenti. La gente vuole sentirsi dire che non è giusto che le strade siano invase dalla spazzatura, che vaste zone della città siano al buio, che le fogne non funzionano. La gente è interessata a quello che può capire immediatamente; il resto, nella maggior parte dei casi, non la riguarda, o crede che non la riguardi…»

Le tre ragazze, infatti,  poco prima gli hanno stretto la mano e sono rimaste a protestare.

Gli anziani, dal canto loro, si fermano e commentano. Uno arrossisce e si fa venire il fiatone, ma lo deve proprio urlare che «m’arrivau a bulletta da munnizza. Seicentu euri. Iu, seicentu euri, i pigghiu di pinsioni ‘nda ‘n misi, m’hana spiegari comu fazzu ppì pavalla.»

Il cortile interno del Comune, frattanto, andava rapidamente riempiendosi, mentre i politici locali, tutti, venivano apostrofati d’essere mafiosi e collusi.

Dalle finestre, una sorta di valzer: prima s’affacciava uno, poi un altro, poi qualcuno dei giornalisti riusciti ad entrare, e poi le imposte si chiudevano nuovamente.


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