Udienza preliminare a carico dei due imputati, per le ipotesi di reato di disastro colposo e omicidio colposo plurimo in concorso, del processo scaturito dall’inchiesta sulla strage di via Trilussa a Ravanusa: l’esplosione di gas che, l’11 dicembre 2021, provocò la morte di nove persone, tra cui una donna incinta. Il 76 anni, firmatario del collaudo tecnico-amministrativo del Comune di Ravanusa del 25 febbraio 1989 nonché direttore dei lavori e firmatario della relazione finale sui lavori di costruzione della rete di distribuzione di Ravanusa e direttore tecnico della Siciliana Gas Spa, ha chiesto di definire il processo con giudizio abbreviato, condizionandolo a una perizia che accerti e ricostruisca quello che è accaduto.
La procura, rappresentata dall’aggiunto Salvatore Vella, si è opposta, ritenendo non necessaria una nuova perizia che non potrebbe far altro che appesantire il processo. Secondo l’accusa, del resto, «i fatti sono stati già accertati, in maniera chiara, dai consulenti della procura». L’altro imputato, l’88enne responsabile tecnico della A.Mi.Ca. Srl (impresa incaricata dalla committente Siciliana gas Spa, dell’esecuzione materiale dei lavori di messa in posa della tubazione), non ha invece avanzato richieste e quindi andrebbe a processo con il rito ordinario. Il giudice si è riservato, per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio della procura, ed ha rinviato l’udienza al 16 aprile. Nel processo si è costituito, nel frattempo, Italgas reti spa che si è dimostrata disponibile a risarcire eventuali danni civili per le parti costituite.
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