I libici Ezzedine Ouled Wafi e Alaa Jumò Taleb sono stati ritenuti responsabili di morte come conseguenza di altro delitto. L'accusa, rappresentata dalla pm Antonella Fradà, aveva chiesto l'ergastolo. Le vittime furono picchiate e rinchiuse nella stiva del barcone soccorso al largo della Libia
Strage migranti, tribunale condanna due scafisti Pene a 18 e 15 anni, era stato chiesto ergastolo
La condanna alla fine è arrivata. Ezzedine Ouled Wafi e Alaa Jumò Taleb sono stati considerati gli scafisti che guidavano il barcone su cui a luglio 2015 furono recuperati i cadaveri di 14 migranti. I due libici, di 23 e 22 anni, dovranno scontare 18 e 15 anni di carcere. A stabilirlo è stata la Corte d’Assise di Messina. Il reato riconosciuto è di morte come conseguenza di altro delitto, a differenza di quanto preteso dall’accusa, rappresentata in aula dalla pm Antonella Fradà, che aveva chiesto la condanna all’ergastolo per omicidio.
A raccontare quanto accaduto durante il viaggio furono gli stessi migranti sopravvissuti. In 450 arrivarono al molo Marconi. Secondo la loro ricostruzione, dopo aver pagato mille euro ciascuno prima di partire, sarebbero stati minacciati, lasciati senz’acqua e costretti a rimanere fermi. Alcuni di loro furono rinchiusi nella stiva, all’interno della quale furono trovati 12 delle 14 vittime. Gli altri due morti furono trovati sul pontile.