È il 22 giugno 1947 quando alcune bande criminali assaltano le Camere del Lavoro del Comune partinicese, colpendo anche a Borgetto, Carini, Cinisi, Monreale e San Giuseppe Jato. Enzo Campo, Cgil: «Un popolo che perde la propria memoria non ha futuro»
Strage di Partinico e omicidio Casarrubea-Lo Iacono «Mondo del lavoro pagò prezzo di sangue altissimo»
Sono trascorsi 71 anni dall’omicidio di Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono in quella che è passata alla storia come strage di Partinico. I due dirigenti sindacali, entrambi artigiani, perdono la vita nell’agguato ordito da una banda criminale contro la Camera del Lavoro di Partinico, all’epoca sede anche del Partito comunista italiano. Erano seduti davanti al portone dell’edificio, quando le camionette dei banditi passano davanti a loro lanciandogli contro bombe a mano e sparando colpi di mitra. Restano feriti anche Leonardo Addamo e Salvatore Patti. Ma quel 22 giugno 1947 assume i contorni della tragedia anche altrove: a essere prese di mira infatti sono anche le Camere del Lavoro dei Comuni limitrofi, quelli di Borgetto, Carini, Cinisi, fino a Monreale e San Giuseppe Jato. Un attacco combinato e ben organizzato riconducibile ad alcuni uomini della banda Giuliano.
A ricordarli oggi, al civico 321 di corso dei Mille dove sorgeva la sede nel 1947, la Cgil Palermo, che ritira anche il riconoscimento Obiettivo Legalità 2018, conferito da Claudio Burgio, presidente dell’Osservatorio per lo sviluppo e la legalità intitolato a Giuseppe La Franca. «La strage di Partinico è stata la prosecuzione della strage di Portella della Ginestra, di cui quest’anno abbiamo ricordato i 71 anni – dice Enzo Campo, segretario generale della Cgil Palermo -. I due episodi avvennero a distanza di un mese e mezzo, tentativi di fermare la costruzione della democrazia e bloccare con il terrore il movimento dei contadini che in Sicilia lottava per il lavoro e i diritti. A Partinico, come ogni anno, saremo vicini ai familiari delle vittime, per ricordare la nostra appartenenza e l’identità del mondo del lavoro, che ha pagato un prezzo di sangue altissimo».
Ma è tanta l’emozione anche per il riconoscimento ricevuto questa mattina e dedicato all’impegno portato avanti in questi anni dal sindacato. «Lo dedichiamo a tutte le vittime del fuoco mafioso, ma anche a quelli che sono caduti per colpa della contaminazione tra mafia e potere politico, presente già all’epoca dei latifondisti, che guardavano ai propri interessi e costringevano i lavoratori a condizioni di lavoro disumane – commenta ancora il segretario -. Un giorno di lavoro equivaleva a un pane. E mi sembra che oggi le cose non siano poi tanto diverse per i nostri giovani». Parla di precariato, Enzo Campo, e di mancanza assoluta di valore del lavoro e di dignità. Piaghe condivise dal Paese intero. Malgrado la Sicilia, tuttavia, vanti una storia di lotte sindacali, politiche e culturali che hanno rappresentato «la base su cui costruire la democrazia del nostro Paese». «La nostra resistenza – torna a dire – l’ha fatta il movimento di contadini, fatto dal popolo tutto: uomini, donne e bambini che affrontavano la mafia a mani nude»
Sono 39 in tutto le storie di tutti quelli che, solo in provincia di Palermo, hanno perso la vita proprio in queste lotte di dignità e libertà. «Le abbiamo raccolte perché vogliamo che siano il fondamento per la lotta per il lavoro, un lavoro dignitoso e nel rispetto dei diritti. Si muore come le mosche e dicono che è il destino. Non è così – afferma Campo -, è la scelta di un modello di crescita, ma non di sviluppo. Un popolo che perde la propria memoria non ha futuro. Se non ci sono i diritti, i lavoratori non sono che una merce che segue i cicli del mercato e assume ogni giorno valori diversi. Rispetto a queste storie oggi c’è una verità sociale, una verità culturale, ma nessuna verità giudiziaria, questi morti non hanno avuto alcuna giustizia, malgrado le nostre rivendicazioni».
Presente alle commemorazioni di oggi anche Dino Paternostro, che invita a collegare il ricordo degli omicidi di 71 anni fa a una riflessione sull’attualità: «In un clima politico e sociale che si sta avvelenando, è più che mai importante fare in modo che si fermi questa ondata di violenza e di barbarie – dice infatti – che rischia di travolgere i valori su cui è fondata la nostra Repubblica dalle sue origini. Questa è una giornata importante anche per l’assegnazione del premio alla Cgil Palermo, per il lavoro che stiamo svolgendo con il calendario della memoria in ricordo dei tanti dirigenti sindacali uccisi».