Un nuovo decreto legge. Con qualche dettaglio in più, una scadenza e il chiarimento che il governo nazionale non metterà ulteriori risorse sul piatto. Otto mesi dopo l’inserimento nello Sblocca Cantieri, si torna a parlare di commissario straordinario per le strade siciliane. Stavolta le misure urgenti hanno trovato posto nel decreto Milleproroghe, licenziato dal governo Conte e pubblicato in gazzetta ufficiale il giorno di san Silvestro.
Rispetto al testo dello scorso aprile, in cui si parlava genericamente di rete viaria, stavolta il campo di applicazione è ristretto alle strade provinciali. Per certi aspetti le arterie che, per quanto fondamentali specialmente nelle aree dell’entroterra, più di tutte soffrono le carenze nella manutenzione e i ritardi cronici negli investimenti. Una situazione su cui ricade il peso della crisi finanziara e non solo vissuta dalle ex Province, gli enti a cui è sempre spettata la gestione delle provinciali ma che restano, da anni, impantanati in una riforma rimasta a metà. «Con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, d’intesa con il presidente della giunta regionale siciliana, entro il 28 febbraio 2020, è nominato apposito commissario straordinario», si legge all’articolo 16 del Milleproroghe. La novità sta nel termine temporale entro cui Giuseppe Conte dovrà ufficializzare, d’intesa con Nello Musumeci, la figura che dovrà provare a smuovere lo stallo.
Sul nome, oggi come allora, l’orientamento di tutti sembra essere quello che porta a Gianluca Ievolella, dalla scorsa primavera ai vertici del Provveditorato opere pubbliche Sicilia-Calabria. L’ingegnere romano è la figura su cui l’ex ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli e Musumeci avevano trovato la quadra, dopo che per alcuni mesi il governatore siciliano non aveva fatto mistero di essere disponibile a ricevere i poteri in prima persona. Un po’ come accaduto per lo stato d’emergenza nel campo dei rifiuti. Tuttavia per ora Ievolella, che stando a quanto risulta a MeridioNews ha già avuto interlocuzioni con l’ufficio di gabinetto della ministra Paola De Micheli, resta soltanto il principale papabile.
Di sicuro c’è che il commissario straordinario «per la realizzazione degli interventi può avvalersi, sulla base di apposite convenzioni, di Anas, delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato e degli enti pubblici dotati di specifica competenza tecnica nell’ambito delle aree di intervento». Il nome di Anas rappresenta una novità rispetto al decreto dello scorso anno, quando si parlò di «strutture dell’amministrazione interessata nonché di società controllate dalla medesima». In linea di principio la porta resta aperta anche per il Consorzio autostrade siciliane, su cui Musumeci, in piena polemica con i ritardi di Anas in tempi in cui l’ente gestore delle autostrade non era ancora stato toccato dallo scandalo tangenti, avrebbe preferito fare affidamento.
Ma in cosa consistono i poteri speciali? Il commissario potrà assumere «ogni determinazione ritenuta necessaria» per l’avvio o la prosecuzione di lavori che si sono interrotti. Al contempo, potrà accelerare gli iter di rielaborazione e approvazione dei progetti sostituendosi a «ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrenti fatta eccezione per quelli relativi alla tutela di beni culturali e paesaggistici», per i quali il silenzio assenso scatterà comunque dopo due mesi. Dimezzati, invece, i termini per ottenere i pareri relativi alla tutela ambientale. Per quanto riguarda, invece, gli eventuali espropri per dare corso ai lavori, il commissario potrà redigere il verbale di immissione in possesso dei suoli «con la sola presenza di due rappresentanti della Regione o degli enti territoriali interessati, prescindendo da ogni altro adempimento».
Infine, i soldi. Il Milleproroghe, a dispetto di quanto auspicato da Palermo, non prevede lo stanziamento di risorse per migliorare le strade provinciali. Gli interventi che dovranno essere fatti bisognerà finanziarli con i soldi già a disposizione. Si parla di 300 milioni di euro, più altre somme che potrebbero innalzare la cifra di un altro centinaio. «Una somma – si vocifera negli uffici regionali – con cui è impensabile rimettere a nuovo le provinciali, ma utile ad arginare il degrado».
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