Nel Siracusano emergono nuove strade antiche e siti archeologici: «Patrimonio culturale da conoscere»

Antiche strade e siti archeologici sono stati identificati grazie a delle nuove tecnologie nell’area megarese del Siracusano. Si è da poco conclusa la seconda campagna di ricerche archeologiche condotte nell’ambito del Lamis project – Megarian landscape and heritage project, a cura dell’istituto di Scienze del patrimonio culturale del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ispc) e della Soprintendenza
regionale di Siracusa. Le indagini, coordinate da Giuseppe Cacciaguerra (primo ricercatore Cnr-Ispc) e da Alessandra Castorina (funzionaria del servizio beni archeologici della Soprintendenza di Siracusa) hanno l’obiettivo di ricostruire lo sviluppo diacronico del paesaggio e le dinamiche insediative del territorio megarese (nei territori di Augusta, Melilli e Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa), e di proporre modelli e best practices per la conoscenza, lo sviluppo sostenibile e la fruizione del patrimonio culturale.

Tra l’autunno del 2024 e la primavera del 2025 le attività di ricerca sono state concentrate nella parte più settentrionale del territorio megarese, tra Brucoli e la costa saracena, un’area costiera fondamentale per la conoscenza delle trasformazioni dei paesaggi antichi e territorio storicamente conteso per il controllo dei diversi scali portuali che si affacciavano lungo la costa. L’obiettivo delle ricerche sul campo è stato duplice. Le indagini sono state mirate da un lato alla definizione del rapporto tra la viabilità di età greca, romana e medievale e gli insediamenti che costellavano il territorio (villaggi, castelli, torri, fattorie) e dall’altro alla realizzazione di una mappatura accurata dei siti rupestri e dei contesti di culto a essi associati. Le ricerche sono state realizzate integrando i metodi classici della ricerca archeologica con sistemi e tecnologie diagnostiche e digitali innovative, oggi fondamentali per acquisire dati sempre più accurati.

I risultati hanno permesso di identificare una complessa rete stradale greca, romana e medievale che attraversava tutto il territorio. Era costituita da numerosi e lunghi tratti di carraie scavate nella roccia utilizzate soprattutto per il passaggio dei carri. La mappatura è stata accompagnata da attività di acquisizione fotogrammetrica che hanno permesso di identificare in modo speditivo le tracce della viabilità, di ricostruirne i percorsi e di definirne le trasformazioni nel corso dei secoli. Lungo questi assi stradali sono stati individuati nuovi insediamenti alcuni dei quali hanno rivelato strutture ampie e complesse che è stato possibile rivelare anche attraverso l’uso di camere multispettrali, che permettono di identificare la presenza di testimonianze archeologiche presenti nel sottosuolo, ma non visibili direttamente sul terreno. Le indagini si sono avvalse di foto aeree e mappe storiche che hanno registrato, prima dello sviluppo industriale e residenziale che ha profondamente alterato il territorio, tracce e anomalie di aree archeologiche finora sconosciute. I dati man mano raccolti sono stati quindi integrati in una piattaforma gis (geographical information system) che costituisce uno strumento digitale utile alla
gestione e all’analisi delle informazioni.

La campagna di acquisizione attraverso sistemi di fotografia digitale per l’acquisizione di ambienti rupestri e incisioni su roccia è stata tra le attività di ricerca più interessanti e cariche di dati. In particolare, l’applicazione nell’area del canale di Brucoli e della valle del Porcaria ha permesso di realizzare modelli tridimensionali ad altissima risoluzione e di mappare incisioni e pitture medievali grazie alla costruzione di specifici sistemi di acquisizione digitale realizzati da Danilo Paolo Pavone (Cnr-Ispc). Le ricerche condotte, infine, sono state propedeutiche all’individuazione di possibili aree di particolare interesse per lo sviluppo di un progetto di scavo archeologico. Le indagini proseguiranno a settembre con una terza campagna di indagini mirata ad approfondire specifici siti e temi di ricerca. I risultati delle recenti indagini sono stati presentati in diversi convegni nazionali e internazionali (Alghero, Barcellona, Ravenna), l’ultimo dei quali in occasione del IV convegno internazionale di Archeologia aerea, tenutosi a Roma dal 20 al 23 maggio. Nei prossimi mesi, verranno organizzati eventi e incontri che vedranno il coinvolgimento diretto delle comunità locali.


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