Lo stop imposto dal governo Crocetta ha causato un blocco ad un sistema già incancrenito e, a detta degli operatori del settore, sul fondo del precipizio. I Beni Culturali siciliani sono un meccanismo complesso sia dal punto di vista gestionale che burocratico che ogni giorno causa polemiche e malumori tra cittadini, gli operatori del settore dei BBCC e quelli del turismo. Alla perdita di occasioni, ai fondi sprecati e alla malagestione dei siti oggi si aggiunge uno stop alla gara che avrebbe finalmente affidato ai privati la gestione dei servizi aggiuntivi e di biglietteria dei poli museali e dei siti archeologici delle maggiori provincie siciliane.
Sulle notizie relative alle gare di affidamento bloccate ed il possibile risarcimento milionario a danno della Regione, Bernardo Tortorici Montaperto si esprime con durezza «Un atto di imperio che rischia di causare un grosso danno alla comunità va risarcito da chi lo ha provocato senza toccare le tasche dei cittadini, ma come al solito non sarà così».
Bernardo Tortorici Montaperto è il presidente dell’Associazione Amici dei Musei Siciliani, una realtà stabile, propositiva e no profit che valorizza, tutela e promuove il patrimonio culturale di Palermo e del territorio regionale. L’Associazione, che oggi gestisce otto siti monumentali tenendoli aperti alla fruizione turistica tutti i giorni dell’anno, nasce e resta esterna alla cosa pubblica «Funziona perché si regge sulla passione e sul volontariato di collaboratori qualificati che provengono da studi universitari di settore e che credono che la custodia e la valorizzazione dei beni culturali sia la loro missione – continua – e mi piace aggiungere che oltre garantire la loro fruizione ci occupiamo della loro manutenzione in stretto accordo con la Sovrintendenza e della loro valorizzazione attraverso iniziative che ci aiutano a far dialogare la storia col mondo contemporaneo».
Parlando nello specifico dell’amministrazione regionale e dell’approccio al sistema culturale del Presidente della Regione, Bernardo Tortorici Montaperto trova che Cleo Li Calzi e Antonio Purpura siano delle persone serie e impegnate, ma ragionando sulla macchina regionale ci si rende conto che è ormai talmente bloccata che oggi rivoluzionarla è un compito al limite del possibile e che si andrebbe verso la rivolta sociale: «Guardando la gestione del patrimonio monumentale che rappresenta agli occhi dei viaggiatori il nostro biglietto da visita, i visitatori sono accolti da dipendenti non qualificati, poco preparati, scarsamente motivati ed assolutamente privi di alcuna conoscenza di lingue straniere. Inoltre per leggi sindacali e normative sul lavoro non possono superare un preciso monte ore, non riuscendo così ad organizzare una turnazione del personale sufficiente per garantire l’apertura sopratutto nei weekend. E le figuracce sono appuntamenti annuali».
Come cambiare, allora, se nel tentativo di contenere i disastri dei passati governi che hanno irrimediabilmente aggravato il numero del personale pubblico, non ci sono assunzioni e concorsi pubblici da decenni? Tortorici Montaperto sa bene che da troppo tempo siamo in un limbo in cui non nasce niente «Le istituzioni mantengono e difendono un potere che legittima la loro sovranità. Ma se non si è in grado di gestire che si deleghi. Luoghi come Piazza Armerina, Siracusa, Taormina, Segesta potrebbero vivere se l’assessorato concedesse loro l’autonomia finanziaria, che non viene concessa perché gli incassi dei siti regionali finiscono in un calderone e si disperdono in altri settori, non si sa nemmeno bene dove».
Molti di questi siti potrebbero autofinanziarsi grazie agli incassi potrebbero reinvestire le somme direttamente nella tutela e nella valorizzazione del sito, ma non avviene nessuna privatizzazione né concessa alcuna autonomia «Affidare ai privati i siti minori che soffrono per mancanza di visitatori e sovrannumero di personale liberando così il personale per le maggiori necessità dei siti più importanti; aggiudicare i servizi aggiuntivi, per uscire dalla situazione medievale dove anche i siti più importanti sono sprovvisti di bookshop, di caffetterie, di merchandising, insomma della qualità che questi luoghi meritano e che sarebbe un ulteriore introito economico nonché opportunità lavorative enormi e qualificate; una volta aggiudicati i servizi, le società di gestione dovranno essere seriamente monitorate e sorvegliate per evitare altri casi Novamusa».
La politica intanto persevera nel disinteresse, nell’ottuso modo di percepire il patrimonio culturale e nel perpetrare le leggi interne su cui si basa «Le amministrazioni si reggono su clientelismi di ogni genere, sulla gestione del piccolo potere ed enormi sovranità – afferma Tortorici Montaperto – Ci vorrebbe un atto di responsabilità illuministica per cui su certe scelte strategiche della regione si mettano da parte interessi personali e clientelismi vari a vantaggio di una sana crescita territoriale e sociale. Ma la politica, questa piccola politica, non sembra in grado di farlo».
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