Stellone sa che significa andare in serie A «Darò tutto per ripagare la fiducia del club»

Nel suo curriculum c’è una voce che è di buon auspicio per il Palermo. Quattro promozioni in sette anni da giocatore e, nel passato più recente, una da allenatore: il neo-tecnico rosanero Roberto Stellone sa cosa significa essere promosso in serie A. Lo ha sperimentato durante la sua carriera di attaccante con la maglia di quattro squadre diverse (Lecce nel 1999, Napoli nella stagione 1999/2000, Genoa nel 2004/05 in coppia in avanti con Milito anche se la promozione venne poi revocata in seguito all’illecito di cui si rese responsabile il presidente Preziosi, e Torino nel 2005/06) e anche nelle vesti di tecnico sulla panchina del Frosinone nel 2015, sugellando con un’impresa che gli è valsa lo status di cittadino onorario della città una scalata (completata nel giro di quattro anni) partita dalla Lega Pro.

Figlio d’arte (il padre Gaetano ha giocato come attaccante negli anni Settanta in serie C toccando anche il territorio siciliano, a Messina), Stellone cresce calcisticamente nella Lodigiani con cui disputa quattro stagioni in C1, dal 1993 al 1997. Dopo una parentesi a Lucca in serie B e poi a Parma in A senza però collezionare alcuna presenza, il neo-tecnico rosanero (ex centravanti mancino impiegabile anche come seconda punta) passa al Lecce (da gennaio a giugno 1999) prima del trasferimento al Napoli con cui gioca dal 1999 al 2003 disputando tre campionati cadetti e uno di massima serie. Categoria nella quale ha esordito il 30 settembre 2000 segnando il momentaneo vantaggio dei partenopei nella gara interna persa 2-1 contro la Juventus. Era il Napoli guidato da Zeman, squadra in cui c’erano pure altri giocatori con dei legami o intrecci particolari con il mondo rosanero. Sia come dirigenti (Baccin e Amoruso), sia come calciatori (il centrocampista Giacomo Tedesco e poi, con Mondonico allenatore, anche il portiere Fontana). Un’altra curiosità: degli 87 gol segnati in B con la maglia dei partenopei, tre Stellone li ha realizzati al Palermo punendo l’attuale preparatore dei portieri, Sicignano, con il quale peraltro ha giocato insieme a Frosinone al tramonto della sua carriera di calciatore: i rosanero sono stati trafitti dall’attaccante romano nel campionato 2001/02 (Napoli-Palermo 3-2, giocata allo stadio Santa Colomba di Benevento, con doppietta di Stellone) e nel 2002/03 in un Palermo-Napoli 2-1.

Reggina (16 presenze e un gol in serie A), Genoa, Torino e Frosinone le altre tappe del cammino prima di appendere le scarpette al chiodo. E proprio l’esperienza in Ciociaria rappresenta l’anello di congiunzione con l’inizio del suo percorso da allenatore. Introdotto dagli ottimi risultati ottenuti sulla panchina gialloblù. Sia nel settore giovanile con la conquista del titolo Berretti nel 2012 sia con la prima squadra con la quale – come già detto – ha fatto il doppio salto dalla Lega Pro alla massima serie. Con il Frosinone, Stellone è anche retrocesso dalla A alla B (stagione 2015/16) e, ironia della sorte, il neo-allenatore rosanero ha ricevuto la mazzata proprio dal Palermo che il 24 aprile 2016 vinse 2-0 in trasferta lo scontro diretto grazie ai gol di Gilardino e Trajkovski, giocatore presente nell’organico attuale. Il fluido negativo, che da domani il tecnico romano classe 1977 cercherà di esorcizzare facendo leva su un recente passato impreziosito dalla conquista a titolo personale di una Panchina d’Oro Prima Divisione nel 2013/14 e la Panchina d’Argento serie B nel 2014/15, è proseguito nella scorsa stagione tra i cadetti a Bari dove è stato esonerato a novembre, dopo soli quattro mesi, con uno score di 16 punti in 13 partite.

Lunedì, affrontando i pugliesi, Stellone avrà la possibilità di prendersi subito una rivincita ma la mente del tecnico romano è assorbita solo dal presente. Che fa rima con Palermo. «Non cerco vendette – ha assicurato il neo-allenatore rosanero ieri sera subito dopo essere sbarcato all’aeroporto ‘Falcone e Borsellino’ – la mia priorità, adesso, è quella di capire le caratteristiche fisiche e mentali dei giocatori e la migliore formazione da schierare lunedì per vincere la partita. Penso solo al bene del Palermo». Club a cui ha detto di sì bypassando altre soluzioni come ad esempio la chiamata del Venezia con cui, secondo gli ultimi rumors, aveva già trovato un accordo verbale per la prossima stagione: «Cosa mi ha spinto ad accettare Palermo? Ci siamo incontrati con il presidente e ho preso al volo questa opportunità. Era quello che aspettavo, c’erano tante situazioni importanti e il mio obiettivo era quello di valutare delle occasioni relative a squadre in lotta per la promozione. Ringrazio il presidente per la fiducia – ha aggiunto – e darò tutto me stesso per ripagarla». Ripagare la fiducia concessa dal patron significa aggiudicarsi, con o senza playoff, la bagarre in zona promozione: «Siamo tutte lì, Empoli a parte: Parma, Palermo e anche Bari e Venezia: da domani comincia un mini-torneo che vincerà chi avrà più benzina nelle gambe e la testa giusta. Le sconfitte di Parma e Frosinone confermano che questo è un campionato molto livellato, in cui quasi tutte le squadre che stanno lì davanti hanno avuto un calo. Mancano quattro partite, tutto è possibile».


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