A Palermo restano gli uffici di produzione e di supporto ma il grosso della società si è stabilito a Londra, secondo gli accordi presi con il governo inglese. Quella dei fondatori di Qwince è una tra le tante storie di talenti siciliani che in giro per il mondo hanno avuto la possibilità di imporsi, «perché in Sicilia si nasce, ma per continuare a vivere si deve volare all’estero». A parlare è Gianmarco Troja, 43 anni, uno dei soci della società nata a Palermo nel 2007 grazie al consorzio Arca.
Con il sostegno dell’incubatore di impresa dell’università di Palermo Gianmarco Troja, Agostino Buono e Pierluigi Chirco danno il via a Secur Project, un’azienda nata per occuparsi di sicurezza informatica. «Abbiamo poi ampliato il business verso altre aree di attività – spiega Troja a MeridioNews -. Ci siamo spostati sulla porzione mobile, differenziandoci dagli altri e lavorando sulle tecnologie indossabili». Dall’Apple watch agli strumenti di diagnostica, i tre ragazzi hanno avuto l’idea di creare soluzioni avanzate con tutti quei dispositivi che si possono indossare. «Al momento stiamo lavorando su un sistema che consente di effettuare uno screening cardiologico in 30 secondi, poggiando semplicemente le mani su una piastra».
Idee come questa hanno acceso i riflettori sulle loro competenze, ma la «lentezza del sistema lavorativo italiano ci ha spinti a trasferirci all’estero – racconta Troja -. Pur di non chiudere i battenti di una società in cui credevamo, abbiamo pensato di spostarci in Germania o in Olanda. Siamo stati invece agganciati a Londra nel 2011 da un dipendente dell’Ukti». L’equivalente dell’istituto nazionale di Commercio estero. «La formula proposta dall’Uk trade & investment ci ha convinti e nel giro di due anni abbiamo aperto un ufficio commerciale nella capitale britannica, che inizialmente raggiungevo ogni tanto». Il governo inglese ha proposto loro di entrare nel Gep (programma di imprenditoria globale), un sistema che consiste nell’affiancamento di un imprenditore di successo ai giovani provenienti da altri Paesi.
«Con una imprenditrice, proprietaria di una piccola compagnia aerea privata, abbiamo conosciuto il mercato inglese – aggiunge Troja -. Ha fatto in modo che incontrassimo oltre trenta dei suoi contatti per confrontare con loro la nostra idea e perfezionarla, così da Secur Project è nato Qwince. In Inghilterra sentono il dovere di mettersi a servizio del prossimo, in Italia questa cosa non esiste, di sicuro non sul piano professionale». Il governo britannico ha messo loro a disposizione anche alcuni esperti di marketing. «A loro non interessa attirare dall’estero investimenti economici, ma cervelli, idee e competenze da far crescere qui – spiega l’imprenditore palermitano -. Cercano aziende piccole che mettano radici a casa loro, perché poi si innescano i meccanismi per cui vai ad assumere personale locale, incrementi l’economia affittando una casa e una sede, mangiando, comprando, vivendo».
«Fisicamente dobbiamo stare qui, aiutiamo a nostra volta piccole aziende partner a crescere e le introduciamo nel mercato italiano». Tra i progetti dei tre palermitani anche un dispositivo di neuromarketing, Neuralya: «Attraverso un piccolo elettroencefalogramma, la piattaforma delinea le emozioni provate durante uno spot pubblicitario o l’esperienza dell’utente che testa un sito web». Anche la sede di Palermo intanto è cresciuta, attualmente ci sono 15 giovani coinvolti, tra collaboratori e dipendenti. «Il rammarico più grande – ammette Gianmarco Troja – resta aver lasciato la Sicilia». Ma nell’aria c’è, in realtà, un ritorno sulla scena italiana dove Qwince è cresciuta del 40 per cento nell’ultimo anno e, oltre al concreto progetto di aprire una sede a Milano, la società e i relativi progetti sono stati presentati ad alcuni rappresentanti della Camera dei deputati, dietro richiesta dell’Ukti e con l’organizzazione dell’ambasciata inglese. «La speranza è che il governo italiano si lasci ispirare dal sistema, che funziona e potrebbe anche prenderne spunto» conclude Troja.
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