Sono 29 i dipendenti dell'ente culturale che sono stati pagati, per l'ultima volta, a dicembre. «Continuiamo a lavorare perché sentiamo la responsabilità di proseguire la stagione», dichiarano senza escludere, però, di entrare di nuovo in agitazione «se i soci non si faranno carico dei loro doveri»
Stabile, i lavoratori sono senza stipendio da due mesi «Andiamo avanti ma istituzioni mantengano impegni»
È il secondo mese senza stipendio per i lavoratori del teatro Stabile di Catania. Tecnici, amministrativi, personale del botteghino e dell’organizzazione. Sono 29 i dipendenti a tempo indeterminato dell’ente culturale etneo che hanno avuto accreditato a dicembre l’ultimo stipendio. «Diversi ruoli in ogni reparto, ma per tutti la stessa sorte di nuovo – lamenta a MeridioNews uno dei tecnici che lavora per lo Stabile da oltre 36 anni – Dopo le proteste degli anni passati, che ci hanno hanno portato anche a manifestare salendo sul tetto del teatro e occupando la sala Verga, siamo ancora qui. Nelle stesse condizioni ma a portare comunque avanti la complessa macchina che sta dietro l’organizzazione e la realizzazione di ogni spettacolo».
La nuova amministrazione, guidata dal presidente Carlo Saggio dall’agosto del 2017, «sta mettendo in campo degli sforzi per la ripresa del teatro – dichiara il segretario regionale della Fistel-Cisl Sicilia, Antonio D’Amico – ma saranno vani se i soci non rispettano il pagamento dei fondi dovuti. Chiediamo urgentemente che la città metropolitana invii, anche in parte, la somma per consentire il proseguimento delle attività». Il contributo annuo a cui si fa riferimento è di circa 250mila euro.
«I problemi economici sono legati soprattutto al fatto che i soci non mantengono le promesse di erogazione dei fondi che permettono al teatro di sopravvivere e di funzionare. Certi meccanismi – afferma a MeridioNews Andrea Bruno, che lavora per il teatro dal 2005 – vanno troppo per le lunghe e ci costringono a stare bloccati in questo limbo di difficoltà finanziaria a cui cerchiamo di resistere già dal 2012». Oggetto delle accuse di sindacato e lavoratori sono le istituzioni. Che coincidono, tra le altre cose, con i soci dell’ente teatro di Sicilia: il Comune di Catania, la Regione e la ex provincia di Catania su tutti.
«Gli stipendi che percepiamo normalmente non ci permettono di mettere da parte molto per gestire delle situazioni di emergenza come questa – spiega uno dei lavoratori – e, specie fra le famiglie monoreddito, c’è chi è già in una piena condizione di allarme rosso, con problemi per il pagamento delle bollette o della benzina che ci serve anche per continuare a venire quotidianamente a lavoro. Alcuni di noi sono sull’orlo della disperazione». Sulla fase successiva bocche ancora cucite anche se i lavoratori non escludono di entrare in stato di agitazione.
«Per il momento continueremo a lavorare perché sentiamo la responsabilità di espletare le nostre attività per permettere al teatro di portare avanti la stagione, rispettando l’impegno preso con gli abbonati. Salvare il teatro – aggiunge il dipendente – non è solo salvare il nostro posto di lavoro, ma è un dovere nei confronti della città perché lo Stabile è di tutti i catanesi. Noi, nonostante i notevoli sacrifici che stiamo chiedendo anche alle nostre famiglie, stringiamo i denti finché possiamo ma – conclude – è chiaro che abbiamo bisogno che i soci si facciano carico dei loro doveri».