I numeri presentati dal presidente Carlo Bozotti non lasciano spazio a prospettive rosee. Nel futuro dell'azienda di semiconduttori c'è il ridimensionamento dei piani di produzione. Nessuna notizia «del Modulo 9 che dovrebbe essere avviato a Catania», sottolinea Boris Di Felice, sindacalista Fiom
St, ricavi in calo e previsioni negative «I dati confermano le preoccupazioni»
Ricavi netti in calo di oltre il sei per cento e ipotesi per il prossimo trimestre di nuove riduzioni. Dati che portano alla scelta di ridimensionare i piani di produzione. La nota di chiusura del trimestre firmata dal presidente di St Microelectronics Carlo Bozotti non è delle migliori e non lascia dubbi ai dipendenti dello stabilimento di Catania, dove è stata chiesta la cassa integrazione per oltre duemila lavoratori. «I numeri hanno confermato la nostra preoccupazione. Non ci fa piacere, ma abbiamo indovinato la previsione», spiega con amarezza Boris Di Felice, rappresentante Fiom, impiegato come fisico nell’azienda da 19 anni. «C’è un calo in quasi tutti i settori – analizza – La paura che l’azienda si chiudesse in se stessa è stata confermata dai fatti».
I dati forniti agli azionisti dal vertice dell’azienda produttrice di semiconduttori contengono anche qualche notizia positiva, come l’utile netto a 90 milioni dai 72 milioni del 2014. «Ma sono sempre meno – sottolinea il sindacalista – e il perimetro in cui St si muove è sempre più ridotto». E precisa: «I governi di Francia e Germania il 27 ottobre si sono incontrati e hanno deciso di rilanciare il settore dei semiconduttori. In Italia non abbiamo alcuna notizia». Eppure l’esecutivo italiano, assieme a quello transalpino, detiene il 25 per cento delle quote azionarie. Titoli che l’esecutivo guidato da Matteo Renzi vorrebbe vendere.
A preoccupare maggiormente, però, sono le notizie non date. «Inquieta che sulla parte digitale non si è presa nessuna decisione», afferma Di Felice riferendosi al versante francese dell’azienda che da tempo registra rilevanti perdite. «Lì non è stata fatta nessuna azione, né si hanno notizie dei lavori al Modulo 9 che dovrebbe essere avviato a Catania. Sull’ipotesi che possa partire a gennaio – confessa – siamo molto scettici».
«O si fanno investimenti o il declino è inevitabile – prosegue Boris Di Felice – con le conseguenze che tutti possiamo immaginare, soprattutto in un territorio come quello catanese». La scorsa settimana l’allarme è stato lanciato anche nel corso di una manifestazione davanti ai cancelli della sede nella zona industriale etnea. Nelle prossime settimane la vertenza – che riguarda anche lo stabilimento di Agrate, in Lombardia – dovrebbe arrivare a un tavolo nazionale al ministero dello Sviluppo economico. «Non dobbiamo arrivare al punto in cui vengano individuati gli esuberi, dobbiamo agire prima», avverte il dipendente.