Tra le righe di una vicenda personale, le pagine di un pezzo di Storia italiana. Mario Calabresi, oggi inviato di una grande testata, racconta la difficoltà di vivere essendo una vittima di quella che Zavoli ha definito Notte della Repubblica; e di come le Istituzioni siano lente persino nella memoria...
«Spingendo la notte più in là»
Titolo: Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo
Autore: Mario Calabresi
Prezzo: 14,50
Dati: 2007, 131 p.,
Editore: Mondadori (collana Strade blu)
Passa
una vela,
spingendo
la notte
più in là.
Si apre con questi versi di Tonino Milite, e prima ancora con una copertina che ispira una certa serenità, il libro di Mario Calabresi. Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo si compra e si legge perché si ha il desiderio di conoscere i fatti da dentro, perché il voyerismo di noi avidi lettori ci porta a voler sapere com’è e come è stata la vita del figlio di un commissario ucciso dai terroristi.
L’autore è il figlio di Luigi Calabresi, il commisario di polizia ucciso il 17 maggio 1972 a seguito di una campagna di stampa che lo incolpò, sbagliando e di fatto condannandolo, della morte dell’anarchico Pinelli che nel 1969 cadde dalla finestra del suo commissariato nel corso dell’indagine sulla strage di Piazza Fontana. Per l’omicio Calabresi sono stati condannati, tra gli altri, Sofri, Bompressi e Pietrostefani.
Spingendo la notte più in là descrive un percorso che è la lunga rielaborazione di un lutto. Il lutto della famiglia Calabresi ma anche quello di tutte le altre vittime della ‘Notte della Repubblica’, alcune delle quali hanno voce e possibilità di testimonianza tra le pagine del libro (la figlia di Antonio Custra, Luigi Marangoni, il figlio di Emilio Alessandrini…).
Quello che non ci si aspetta è quell’ intimità che Mario Calabresi ci regala in tante pagine del suo libro. Con un linguaggio semplice ma incisivo, calmo ma fermo, ci accompagna attraverso le tappe della sua vita. I ricordi della madre, la descrizione del giorno dell’omicidio, la difficoltà di vivere una vità il più normale possibile, gli anni adolescenziali spesi nella febbrile ricostruzione dei fatti. Alla continua ricerca del perché di questo e di tanti altri omicidi, in equilibrio precario tra il dolore per un padre perduto a soli due anni e l’insofferenza verso questo Stato italiano, che per lunghi anni e stato deficitario di scuse e risarcimenti.
E alcuni passaggi non possono non strappare una lacrima di sincera commozione a un lettore sensibile, perché non si può restare indifferenti davanti all’unico ricordo che un figlio ha di suo padre o davanti al dolore senza fine di una figlia che addirittura il padre non lo ha mai potuto vedere.
Calabresi, capitolo dopo capitolo, scopre l’aspetto più intimo delle tragedie del terrorismo, rende visibile il nervo scoperto di una società che ancora oggi non si è ancora del tutto riconciliata con quegli anni, perché oggi come allora il nome di Calabresi è legato a quello di Pinelli, nonostante da trentacinque anni la verità accertata dimostra inconfutabilmente l’estraneità del commissario alla morte del militante anarchico. Anche se dei passi avanti, riconosce l’autore, sono stati fatti: il 14 maggio 2004 il presidente della Repubblica Ciampi ha conferito la medaglia d’oro alla memoria di Luigi Calabresi. Mentre solo nel 2007 la città di Milano ha posto una targa sul luogo dell’omicidio, in via Cherubini. La descrizione del posto è talmente precisa che andandoci per rendere omaggio a una vittima dimenticata, tutto si riconosce ad istinto: il palazzo, la strada, la targa commemorativa.
Il 7 dicembre 2007, l’attore Luca Zingaretti ha letto ed interpretato brani tratti dal libro di Mario Calabresi. Il 24 gennaio scorso, uno speciale di Ballarò, su Rai Tre, ha portato questo spettacolo in televisione. Dal sito di Repubblica.tv,vi proponiamo uno dei video tratti da quella serata.