Il racconto del sopralluogo tra Ognina e Playa con Salvo Mirabella, presidente dell'associazione Come Ginestre. Tra mancanza di parcheggi riservati, pedane strette e sconnesse, docce e servizi igienici assenti o inaccessibili. «La nostra presenza è vista come un disagio, ma basterebbero pochi accorgimenti». Guarda il video
Spiagge comunali, barriere architettoniche e incuria «Il mare è di tutti ma non per i diversamente abili»
«Il mare è di tutti ma non per tutti». È l’amara considerazione di Salvatore Mirabella, presidente dell’associazione di volontariato Come Ginestre, da anni attiva nel sostegno alle persone diversamente abili. Mirabella ha quasi 50 anni e non ha mai camminato sulle sue gambe. «A dieci mesi mesi ho contratto la poliomielite, uno degli ultimi casi registrati in Italia». Il suo vivere quotidiano «è pieno di piccoli ostacoli, spesso insormontabili, che rendono complicato fare quello che vorrei». Come d’estate «sentirmi libero di andare a fare un bagno a mare». Impresa alla quale rinuncia «perché è tanto disagevole da azzerare il relax». Disagi testimoniati da un sopralluogo nelle spiagge comunali, realizzato insieme a Meridionews, da Ognina fino alla Playa. Compreso il palco a San Giovanni li Cuti, pensato appositamente – almeno sulla carta – per chi ha un handicap fisico.
Il parcheggio della spiaggia libera numero tre non ha posti riservati ai diversamente abili. E senza le strisce gialle a terra, che delimitano lo spazio necessario per salire e scendere dalla carrozzina all’auto, «il rischio è di rimanere bloccati se un’altra macchina posteggia troppo vicino». Il percorso per diversamente abili non è indicato. Così, dopo una prima rampa in cemento, la gimcana tra gli ambulanti e un’altra rampa in metallo, si scopre che l’accesso al mare è impedito da una scalinata. Si torna indietro. Ma il percorso esterno risulta comunque in parte ostruito da un albero e da alcune moto in sosta. Disagi che non si concludono con l’arrivo alla pedana che, per legge, dovrebbe portare fino a cinque metri dalla battigia, ma si ferma ben prima. «È troppo stretta e sconnessa per una carrozzina», spiega Mirabella, e comincia dopo un tratto di sabbia «per cui servono delle ruote particolari». Situazione simile alla spiaggia libera numero uno, dove la pedana in legno che dovrebbe essere d’aiuto «è anche una barriera insuperabile verso la zona docce e bagni».
Al solarium di piazza Europa è facile accedere ma non uscire: «La rampa è troppo inclinata». Sulle tavole di legno «manca la segnalazione di un percorso che consenta di girare con la carrozzina senza dovere evitare le stuoie dei bagnanti», specie quando c’è folla. «Nota lieta»: la lunga rampa che consente di arrivare fino all’acqua. Il guaio è farsi la doccia, «perché si trova in una pedana con un gradino». Mancano inoltre i bagni per diversamente abili. «Lei ha tutte le ragioni del mondo a essere arrabbiato – afferma il posteggiatore – Purtroppo è colpa del Comune, che ha costruito la piattaforma». Ma invece a essere incaricata della costruzione è stata la ditta Fraggetta, la stessa che si occupa della gestione delle spiagge libere comunali della Playa. «Quando la gente dice “purtroppo” è come se mi dicesse “tanto è un problema solo tuo”», sorride amaro Mirabella.
A San Giovanni li Cuti, la stessa ditta ha realizzato un palco destinato ai diversamente abili «ma non c’è alcuna segnaletica che lo spieghi». Lo spazio, inoltre, presenta diversi impedimenti. Come nel solarium di piazza Europa, la doccia è ribassata di un gradino e «la sedia per disabili non è servita da apposita doccetta». Mancano inoltre i bagni chimici e i parcheggi destinati ai disabili «sono spesso occupati da veicoli che non espongono il pass». «La nostra presenza è vista come un possibile disagio – commenta Mirabella – eppure basterebbero pochi accorgimenti per rendere l’estate a misura di disabile». Attenzioni che tuttavia solo pochi stabilimenti balneari hanno messo in pratica. «Se vedete pochi diversamente abili a mare – conclude – adesso sapete perché».