A quasi un anno dall'introduzione dei parchimetri per la sosta a pagamento, i catanesi non si sono ancora abituati. E in periodo di feste la situazione non migliora. Decine di automobilisti al giorno in pellegrinaggio nei negozi per vedere scambiate le proprie banconote. Mentre i più intraprendenti vanno a occhio. «Tanto la fregatura è sempre quella: non torna resto»
Sostare, «macchinette mangia soldi» I più arrabbiati sono i commercianti
Dopo la sosta selvaggia a Catania ormai disciplina olimpica nell’ultimo anno i cittadini sono diventati esperti della sosta a caso. Servono uno stallo strisce blu dove parcheggiare e poche monete in tasca. I ring già pronti sono centinaia, sparsi per le strade: si tratta delle colonnine Sostare che rilasciano i biglietti per la sosta a pagamento e che non restituiscono resto. La situazione va avanti da quasi un anno e, se all’inizio poteva trattarsi di poca confidenza, adesso i catanesi sembrano essere rassegnati alle «macchinette mangia soldi», come le chiamano in molti. In periodo di feste, poi, nessuno ha voglia di discutere e litigare per un posto auto. Così, di fronte al disagio, ognuno ha affinato la sua tecnica. Arbitri assoluti sono i commercianti: proprietari di bar, tabacchi, chioschi e negozi affollati da decine di automobilisti che ogni giorno chiedono di poter scambiare le proprie banconote. «Noi però non siamo una banca», rispondono esasperati.
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Secondo quanto riportano le istruzioni del parchimetro Sostare ignorate dai più la sosta minima costa 40 centesimi e dura 32 minuti. Un problema per i commercianti delle zone come via Caronda dove i negozi sono per lo più last-minute. «Ma lei per comprare la lattuga ci mette mezz’ora?», fa notare il proprietario di un fruttivendolo sulla via. Eppure, per cinque minuti e un chilo di pomodori, il rischio multa è alto.
Per chi invece vuole sostare un’ora il costo è di 75 centesimi. E per i meno previdenti cioè quasi tutti iniziano i guai. È caccia agli spiccioli oppure a un negoziante dall’animo buono e la cassa piena che riesca a scambiare banconote o monete da uno o due euro. Se ci si trova in via Umberto, meglio non provare a rivolgersi all’edicola in piazza Vittorio Emanuele: «Io i soldi non li cambio a nessuno spiega il titolare Per principio». L’alternativa è presto detta: «Infilo un euro e vado», dice un automobilista. Venti minuti in più, spesso inutili, e 25 centesimi in meno nella propria tasca che la macchinetta trattiene. «Non capisco perché non si possa prima selezionare la durata del parcheggio desiderata e poi pagare, ricevendo il resto», si lamenta un ragazzo.
La maggior parte dei cittadini è ormai rassegnata. A spaventare i catanesi più della mancia lasciata al parchimetro è la possibilità di dover parcheggiare per più di un’ora ma meno di due. C’è chi fa conti su conti e chi abbonda svuotando il portafoglio delle monetine. Per tutti la sosta diventa comunque un azzardo e, al ritiro, il tagliando viene sbirciato come nemmeno le carte a Baccarà. «Vado a occhio», è la tecnica più diffusa.
E non va meglio a chi decide di parcheggiare per mezza giornata. In questo caso il prezzo è certo, 2,40 euro, ma a cambiare è il metodo. Anziché la solita trafila inserire i soldi e poi stampare il biglietto il tagliando per la mezza giornata va selezionato da un bottone apposito e diverso dall’altro. Per i distratti e gli abitudinari la sorpresa non è piacevole. A parità di soldi spesi, infatti, seguendo la trafila standard ci si vede conteggiare la normale tariffa oraria, ovviamente inferiore. «Una bella fregatura, mi tocca sempre aggiungere soldi si lagna un automobilista Ma che gli costava farlo uguale?».
Di sicuro c’è solo quanto costa ai cittadini. Più del dovuto, «ma meno di una multa», sospirano.