Sorpresa: il Governo Renzi ha equiparato le aree militari a quelle industriali

COSI FACENDO LA SOGLIA DELL’INQUINAMENTO CONSENTITO CAUSATA DA PROIETTILI, BOMBE, MORTAI E ARMI VARIE E’ STATA ALZATA. ANZI, DECUPLICATA. CON GRAVE PERICOLO PER LA POPOLAZIONE DEL NOSTRO PAESE. IL CASO DI CAPO TEULADA IN SARDEGNA. MA ANCHE QUELLO DEL MUOS A NISCEMI, IN SICILIA

Capo Teulada è una località ad alta vocazione turistica vicino Cagliari, in Sardegna. C’è una spiaggia dove, ogni estate, bagnanti e turisti vanno a fare il bagno in acque trasparenti come poche al mondo. In questa spiaggia la stagione balneare si protrae fino ad autunno inoltrato, ma molti cominciano a fare i primi bagni subito dopo Pasqua. (sotto, a destra, foto tratta da sudsardegnainvela.it)

Nei giorni scorsi chi si è recato in questa spiaggia paradisiaca ha trovato un cartello con su scritto: “Zona militare, pericolo bombe inesplose”. Bombe inesplose in una località turistica? Sì, questo paradiso per i turisti nei mesi invernali viene utilizzato per le esercitazioni del poligono militare della Nato, che dopo non si premura neanche di ripulire la zona da razzi e ordigni bellici rimasti inesplosi e sepolti nella sabbia.

Così, può capitare che dei bambini, giocando con secchielli e palette, trovino razzi inesplosi conficcati nella sabbia. Non residui della Seconda Guerra Mondiale, ma ordigni di ultima generazione, utilizzati e poi abbandonati sott’acqua o sulla spiaggia tra un ombrellone e una sedia sdraio. Inesplosi e, quindi, estremamente pericolosi. Cosa succederebbe se uno di questi ordigni dovesse esplodere? Morirebbero delle persone. Ma la Nato e gli Usa non avrebbero alcuna responsabilità. A loro è bastato mettere un cartello.

In realtà, quanto avviene in Sardegna non è un caso isolato. Anzi. Secondo uno studio recente sarebbero più di un centinaio (107, per l’esattezza) le basi militari “non italiane” distribuite sul territorio italiano. Da quelle della Nato a quelle dell’aviazione degli Stati Uniti e della Marina degli USA, dall’Nsa (National security agency, l’Agenzia di sicurezza nazionale) alla Setaf (Southern european task force, Task force sud europea). Molte gestite da eserciti stranieri e senza alcun controllo da parte delle autorità italiane o, almeno, della Nato.

Per la stragrande maggioranza, si tratta di siti dove le autorità italiane non possono neanche chiedere di mettere piede. Sedi di eserciti stranieri, gestite da stranieri e per di più non soggette ad alcun controllo nazionale. Né sotto il profilo del loro operato, né dal punto di vista delle conseguenze per l’ambiente.

Per anni, ad esempio, i siciliani hanno cercato di capire a cosa servisse il cosiddetto MUOS (Mobile User Objective System) a Niscemi. La struttura, posta all’interno di una riserva naturale (area SIC), dovrebbe ospitare il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare degli Stati Uniti d’America. Non una struttura Nato, ma di uso esclusivo degli USA seppure sul territorio italiano. Dopo polemiche e discussioni durate anni, ancora oggi gli USA non sono stati capaci di convincere che gli impianti da loro istallati non causano danni rilevanti. Danni per l’ambiente e per la salute dei cittadini: gli impianti emetterebbero un mixer di onde elettromagnetiche che penetrano la ionosfera causando effetti devastanti per l’ambiente e la salute dell’uomo.

Il tutto senza alcun beneficio per il nostro Paese, salvo forse la conferma del servilismo di alcuni nei confronti degli USA. Il MUOS servirebbe ad assicurare il collegamento della rete militare USA rendendo sempre più automatizzati e disumanizzati i potenziali conflitti del XXI secolo. Il tutto, come confermato dallo studio dei professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu con “effetti acuti legati all’esposizione diretta al fascio emesso dalle parabole MUOS in seguito a malfunzionamento o a un errore di puntamento. I danni alle persone accidentalmente esposte a distanze inferiori ai 20 Km saranno gravi e permanenti, con conseguente necrosi dei tessuti”.

Ma i vari esemplari di HOMO POLITICUS che gestiscono la Regione e il Paese non potevano tollerare una simile ingiustizia e così hanno deciso di intervenire. Imponendo la rimozione immediata di tutti gli impianti e siti bellici stranieri dall’Italia? No, anzi. Giustificando le conseguenze prodotte da questi insediamenti sull’ambiente.

Sì, perché mentre i media dedicavano tutto il tempo e lo spazio a loro disposizione per mandare in onda la rimozione della Costa Concordia, il Governo del “nuovo che avanza” ha fatto un altro passo avanti per consentire a tutti i militari stranieri in Italia di distruggere il nostro territorio.

Con un decreto firmato dal ministro Galletti, il Governo Renzi, zitto zitto, ha equiparato le aree militari alle aree industriali. Così facendo la soglia dell’inquinamento consentito causata da proiettili, mortai, bombe, missili e ogni altro impianto sul territorio è stata automaticamente alzata. Anzi decuplicata.

Ma non basta. Molti di questi siti, infatti, non si sa come né perché, ricadono in riserve e aree protette (come quello in Sardegna o quello di Niscemi), dove maggiori sono i danni “autorizzati” dal decreto pubblicato in Gazzetta alla fine di Giugno: Siti (oltre 250 considerando anche quelli italiani) dove ai normali cittadini talvolta non è permesso neanche il transito, ma ai militari di un esercito che non è neanche italiano è possibile sparare con un cannone o lanciare missili e razzi. E quando le loro manovre saranno finite, i militari non dovranno neanche premurarsi di ripulire il territorio: ad esempio, nel poligono del Cellina Meduna, in provincia di Pordenone, territorio che coinvolge tre Comuni, area SIC, di interesse comunitario e, quindi, protetta dall’Europa, dopo alcuni decenni di esercitazioni militari sono stati rilevati valori elevati, troppo elevati, di metalli pesanti (l’Arpa regionale ha trovato persino radiazioni da Torio 232, dovute al lancio di missili Milan, interrotto nel 2004). Ebbene, grazie alla norma introdotta dal governo Renzi,, in quell’area nessuno sarà chiamato a “ripulire”.

E se nessun HOMO POLITICUS ha pensato che fosse giusto chiedere al nostro esercito di rimediare ai danni causati all’ambiente e alla salute umana, chi potrà chiedere, dopo l’approvazione di una simile legge, agli Usa di smettere di inquinare con il MUOS?

 

 


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Sul nuovo social network X, tale Esmeralda (@_smaragdos), commenta un articolo del Domani a proposito dei finanziamenti alla Cultura elargiti dai Fratelli d’Italia siciliani: «Amici, soldi (pubblici) e politica. In Sicilia tutto fa brodo. Su questo penso non leggerò un commento croccante di Ottavio Cappellani. Perché gli amici so’ amici, gli ex amici so’ nemici». […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]