Continua la complicata vicenda che vede protagonisti l’ente comunale aretuseo e la società Open Land per la realizzazione del centro commerciale Fiera del Sud nella periferia della città di Siracusa, lungo il viale Epipoli. Circa cinque anni fa il Comune nega il rilascio della concessione edilizia alla società che fa, conseguentemente, una richiesta di risarcimento danni multimilionaria per le conseguenze dei ritardi nella costruzione della struttura. Parte il processo e, inizialmente condannato a pagare, l’ente siracusano liquida un anticipo di quasi tre milioni di euro, prima che i giudici riconoscano l’ingiustizia di un risarcimento per una concessione edilizia che non sarebbe dovuta essere rilasciata. Così, successivamente, il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana torna sui suoi passi e decide di ridurre il compenso. Lo scorso 14 dicembre, Open Land deposita però una citazione contro alcuni componenti del Cga in cui li accusa di falso ideologico. Contestazione bocciata dallo stesso consiglio.
Nell’ordinanza dello scorso 19 dicembre, infatti, nel processo mosso dalla società Open Land contro il Comune di Siracusa per il pagamento dei pretesi danni multimilionari subiti per il ritardo nella edificazione del centro commerciale, il Cga, secondo l’avvocato di Legambiente Corrado Giuliano, «ha respinto un’altra imboscata processuale mirata a evitare che sulla vicenda sia fatta chiarezza e sia accertato se la società ricorrente abbia diritto a quel risarcimento milionario che pretende di ottenere».
«Per costruire in un’area archeologica quel mostro di cemento – sostiene il legale – la società ha preteso il risarcimento di circa 50 milioni di euro di danni dall’amministrazione comunale per un presunto ritardo di undici mesi nel rilascio di quella concessione edilizia, che lo stesso Consiglio di giustizia amministrativa ha poi ritenuto frutto di una concessione urbanistica erronea». In effetti, nella sentenza del 20 giugno del 2013 si legge che «sul piano sostanziale, l’istanza di concessione di cui si controverte non avrebbe potuto in alcun modo essere accolta, difettando in radice i presupposti urbanistici per il suo legittimo rilascio». Il riferimento è al deturpamento provocato dal centro commerciale nell’area a vincolo archeologico dagli anni ’50 all’Epipole, chiusa dentro le grandi Mura Dionigiane del quarto secolo avanti Cristo. La sua collocazione geografica avrebbe reso dunque non edificabile quella struttura.
Finita anche fra i punti affrontati durante un’audizione in commissione antimafia del sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo, la diatriba sulla realizzazione di questo centro commerciale inizia circa cinque anni fa. Quando, dopo la richiesta di concessione edilizia da parte della società Open Land, l’amministrazione aretusea chiede dei chiarimenti che però arrivano il giorno successivo rispetto alla scadenza. «A questo punto – spiega il legale – si definisce il silenzio-assenso che viene poi revocato dall’amministrazione comunale. Secondo l’interpretazione da parte del Cga però questa revoca non risulta ben fatta». Insomma, per questioni amministrative di qualità del provvedimento, il Cga afferma chiaramente che, pur non potendo essere rilasciata questa concessione, l’amministrazione dell’ente siracusano è dovuta a pagare il ritardo che si è posto fra la revoca e il rilascio. In sostanza, il Comune viene condannato a risarcire gli undici mesi di fermo, durante i quali «stando a quello che hanno dichiarato dalla società – dice Giuliano – sarebbero aumentati i costi di costruzione e, nel frattempo, loro avrebbero perso una serie di contratti e anche un finanziamento».
Per questo, la società Open Land chiede al Comune 50 milioni di euro. Un ulteriore provvedimento del consiglio di giustizia li suddivide secondo una serie di voci diverse. Per quantificare il danno viene nominato un consulente tecnico d’ufficio «che – spiega il legale – scopriamo poco dopo essere lo stesso che aveva fatto la pratica presso il consulente di parte di Open Land e, così, chiediamo che venga sostituito per le perplessità riscontrate riguardo alla attendibilità di alcune operazioni peritali». Nel frattempo il danno era stato quantificato in circa 27 milioni di euro. Intanto, la sentenza che aveva indicato le varie tipologie di perdita da risarcire, viene revocata. «Il consiglio di giustizia ritorna sui suoi passi ed effettivamente – precisa – taglia alcune delle voci per cui la società aveva però già ricevuto dei soldi che adesso noi chiediamo che vengano restituiti, almeno per quanto riguarda una parte di circa un milione e mezzo di euro che non era dovuta». Durante lo scorso mese di marzo, infatti, il Comune aretuseo aveva già liquidato un anticipo di 2,8 milioni di euro.
Dopo la revoca della sentenza e la nomina del nuovo consulente nella persona del presidente dei commercialisti di Milano che è estraneo al contesto ambientale in cui la vicenda è maturata, il Consiglio fissa l’udienza dello scorso 14 dicembre. «È in questa occasione – continua l’avvocato – che da Open Land arriva il colpo di teatro: viene depositata una citazion contro alcuni componenti del Consiglio di giustizia amministrativa, accusandoli di falso ideologico». A questo punto, il Cga si riserva di decidere e lo scorso 19 dicembre arriva la sentenza nella quale si rigettano le richieste di sospensione del processo e si afferma che si devono riavviare subito le consulenze. «Noi di Legambiente abbiamo nominato Roberto De Benedictis, Giuseppe Ansaldi, e Francesco Licini. Adesso si va in tempi brevi verso la conclusione: entro febbraio il consulente tecnico dovrà arrivare alla quantificazione dei danni nel contraddittorio delle parti e poi – conclude l’avvocato – entro marzo le parti potranno dare ciascuna le proprie valutazioni e, fra aprile e maggio, ci dovrebbe essere l’udienza conclusiva».
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