Siracusa, l’infermiere mascherato si mostra e denuncia «Ci hanno vietato le mascherine per evitare allarmismi»

Per l’Asp di Siracusa era un «volgare e scomposto fake, un fantomatico operatore sanitario che non risulterebbe dipendente dell’azienda». Dietro la mascherina, la visiera e la tuta bianca nel video girato alla fine di marzo dentro una tenda del pre-triage dell’ospedale Umberto I di Siracusa e diventato virale c’è Marco Salvo, un infermiere del pronto soccorso. L’uomo che da molti è stato soprannominato «l’infermiere mascherato», ieri sera ha mostrato il suo volto nel corso della trasmissione di Rai3 Chi l’ha visto?

Un video di circa due minuti in cui, con un linguaggio colorito e qualche parolaccia, si denunciavano le condizioni di precarietà di medici, infermieri e operatori nel presidio sanitario. «Noi ci stiamo infettando. Ci hanno obbligato a lavorare senza camici, senza mascherine, senza guanti. Ci stiamo ammalando – continua il video che ha fatto il giro di diversi gruppi WhatsApp prima di finire sui social network – e li denunceremo tutti perché stanno giocando con le nostre vite e quelle dei nostri cari. Siamo carne da macello, altro che eroi». Due giorni dopo il video, il 30 marzo, Marco Salvo ha scoperto di essere stato contagiato dal coronavirus. E, infatti, è a distanza che è stato convocato in procura come persona informata sui fatti.

Adesso l’infermiere ha spiegato i contorni di quelle riprese improvvisate che dovevano essere destinate solo a pochi intimi. «Era pomeriggio, circa le 19, mi trovavo in tenda pre-triage. Le ambulanze andavano e venivano e portavano continuamente casi sospetti, pazienti con febbre e tosse». È già il periodo in cui attorno all’ospedale siracusano si accendono i riflettori: la procura indaga sulla morte del direttore del parco archeologico Calogero Rizzuto e si sono registrati i casi di positività al Covid-19 nel reparto di Cardiologia e al Pronto soccorso (anche quella del primario). «Gli stessi pazienti che venivano fermati in quella tenda – denuncia Salvo – poi accedevano indistintamente ai locali del pronto soccorso, in tutti gli ambienti». Su questo alcuni onorevoli del Partito democratico avevano denunciato «un’evidente deficienza nell’organizzazione del servizio di pronto soccorso e una difficoltà a separare la cura dei pazienti critici da quella dei pazienti non critici». Di lì a poco arriverà il Covid-team di esperti della Regione siciliana per assistere l’Asp di Siracusa nella gestione dell’emergenza.

L’infermiere Marco Salvo non si limita a mostrare la propria faccia, ma denuncia alcune anomalie. «Ci hanno detto esplicitamente di non usare le mascherine per non creare allarmismi – afferma – Impaurito da un provvedimento disciplinare, quando vedevo alcuni personaggi arrivare in pronto soccorso, anche io la abbassavo per non fare vedere che la stavo utilizzando. E così come me, tanti altri colleghi». In effetti c’è una nota del 27 febbraio sulle Disposizioni generali per il coronavirus in cui si legge che «è severamente vietato indossare la mascherina se non nei casi opportuni, al fine di evitare di generare ulteriore allarmismo». Un concetto e una motivazione ribaditi anche in una comunicazione del 9 marzo nel quale «si fa divieto assoluto dell’uso improprio dei Dpi (dispositivi di protezione individuale, ndr)». Intanto i contagi nell’ospedale siracusano continuano a crescere e a interessare altri reparti, come Oncologia (poi trasferito ad Avola) e Geriatria


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