Un pezzo di storia della città di Archimede è finito in fondo al mar Ionio. «Sarà triste tuffarsi e non vedere il fratello più grande proteggere il più piccolo». Fra i siracusani c'è chi si consola con gli aneddoti legati a quel posto e chi pensa se sarà ancora possibile usare quel che resta come trampolino
Siracusa, il crollo di uno scoglio dei ru frati Ricordi ed emozioni degli amanti del mare
Il mare aveva creato, scolpendolo, qualcosa di spettacolare e i siracusani l’avevano battezzato con un nome perfettamente calzante. Gli scogli dei due fratelli, meglio conosciuti come I ru’ frati. Cade nel mare un pezzetto di storia di Siracusa che le onde dovute al forte vento, nei giorni scorsi, hanno distrutto. Ad avere la peggio è stata una parte dello scoglio più alto. A detta di tantissimi siracusani, la costa nord orientale della città aretusea non sarà più la stessa. «Sarà triste tuffarsi in quel mare e, guardando in alto, non vedere il fratello più grande proteggere il più piccolo». A esprimere il pensiero di gran parte dei siracusani è il consigliere di opposizione Salvatore Castagnino.
Lo scoglio più grande era alto più di 12 metri, a circa 70 metri dalla costa, e a una decina di distanza dall’altro, più piccolo. Lo avevano soprannominato Elefante oppure Mammut per via della forma che la struttura aveva se guardata lateralmente. Era uno degli scogli più conosciuti di Siracusa. Diviso a metà da una piccola fessura che andava dal livello del mare fino alla sua estremità più alta, con il retro esposto al mare aperto, e l’altra faccia a picco sulla baia.
«Resta un fratello vedovo del fratello maggiore ed è triste fare i conti con il fatto che, guardando il mare, non ci sarà più un punto di riferimento storico e sociale». È questo il messaggio postato sui social network che meglio di tutti sintetizza il rapporto fra quelle due enormi pietre in mezzo al mare e i cittadini siracusani. Alessio, 30enne siracusano, all’ombra di quegli scogli ha ricordi sin dall’infanzia. «Un dispiacere enorme: una mancanza che non passerà inosservata. I miei nonni avevano proprio la casa a quell’altezza, in via Arsenale, e a quei ru’ frati sono legati tanti momenti della mia famiglia in ognuna delle tappe della mia crescita».
La leggenda narra che in quel tratto di mar Ionio, tra i quartieri di Grottasanta, Mazzarrona e viale Tunisi, nel golfo chiamato Costa re’ Piliceddi, siano morti due fratelli. Due versioni differenti si tramandano di generazione in generazione: c’è chi parla di una battuta di caccia subacquea durante la quale uno dei due sarebbe rimasto incastrato in una fessura sott’acqua e l’altro, nel tentativo di salvarlo, sarebbe annegato. Nella seconda ipotesi, i due fratelli, in un giorno di sole caldo, sarebbero saliti sullo scoglio più grande ma, colti di sorpresa da un temporale, avrebbero comunque scelto di tuffarsi in acqua morendo annegati fra le onde in tempesta.
Le vecchie generazioni utilizzavano i ru’ frati quando ancora non esistevano solarium né stabilimenti balneari attrezzati. Una delle persone che di più avrebbe sofferto per questa perdita è certamente Enzo Maiorca, siracusano leggenda dell’apnea morto nel novembre del 2016, che ha scelto questi due scogli come luogo per le sue prime sfide, creando uno speciale rapporto con il mare. Intanto, fra i siracusani da una parte c’è chi si consola pensando che «il cambiamento è nell’ordine delle cose» e chi invece è già impaziente di capire se sarà ancora «praticabile per i celebri tuffi».