In cambio di soldi avrebbe redatto un certificato medico in cui si sosteneva, falsamente, la dipendenza dalla cocaina di un imputato in un’inchiesta per omicidio con l’obiettivo di attenuare il suo regime restrittivo o per farlo ricoverare in un centro di recupero per tossicodipendenti. È l’accusa contestata dalla procura di Siracusa a una dirigente medica dell’Asp aretusea indagata per corruzione e peculato. Alla dottoressa militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza, che hanno indagato, hanno notificato la misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio o servizio e il divieto temporaneo di esercitare la professione medica per la durata complessiva di otto mesi, proibendo all’indagata qualsiasi attività.
Secondo l’accusa, per potere attestare il falso, la dottoressa, in cambio di 4000 euro, avrebbe eseguito gli esami su un campione pilifero prelevato da un’altra persona, estranea all’omicidio, e non dall’indagato. Dalle indagini sarebbero emerse anche ipotesi di reato di peculato. Secondo l’accusa, la professionista, al termine di ulteriori visite mediche nei confronti di diversi pazienti, aggirando la procedura prevista per le prestazioni intramoenia, avrebbe percepito le somme pagate dai pazienti, circa 3.500 euro, senza alcun versamento alla struttura pubblica.
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