Il regista Christophe Gans si mette in evidenza, anche rispetto a più blasonati colleghi, per il gran lavoro svolto nella sua ultima fatica
Silent Hill
ANNO: 2006
PAESE: U.S.A. / Francia / Giappone
REGIA: Christophe Gans
CAST: Radha Mitchell, Laurie Golden, Sean Bean, Jodelle Ferland, Deborah Kara Unger, Alice Krige, Kim Coates
Sharon (Jodelle Ferland) è malata, affetta da una misteriosa malattia che i medici stentano ad individuare, trovando come unico rimedio il suo ricovero in un ospedale psichiatrico. Ma Rose (Radha Mitchell), la caparbia madre di Sharon, non si da per vinta e decide, avverso il parere del marito Christopher (Sean Bean), di portare la figlia in una località che sembra avere una qualche connessione con la malattia della bambina, un luogo spesso evocato da Sharon durante gli stati di sonnambulismo che la affliggono: Silent Hill.
Wikipedia alla mano, Silent Hill altro non è se non il famosissimo videogame della Konami che tanti incubi ha procurato ad una intera generazione di adolescenti e non solo. Cavalcando londata di game-movies che si è recentemente abbattuta su Hollywood, il regista Christophe Gans si mette però in evidenza, anche rispetto a più blasonati colleghi, per il gran lavoro svolto nella sua ultima fatica. Innanzitutto le ambientazioni: definirle perfette rende davvero poca giustizia, la ricerca dei particolari è meticolosa ed ha quasi del maniacale, la riproposizione filmica delle atmosfere horrorifiche e spaventose del videogioco riesce pienamente, ed in alcuni momenti (ad esempio linseguimento di Rose ad inizio pellicola o la certosina ricostruzione del Brookhaven Hospital) anche un attento ed incallito player potrebbe avere un attimo di smarrimento, credendo di trovarsi appiccicato ad un monitor piuttosto che comodamente seduto sulla poltroncina di una sala cinematografica. Da questo punto di vista appare evidente come lo stesso Gans abbia passato anchegli qualche ora col joystick fra le mani, perché solo chi conosce alla perfezione il videogame della città fantasma può essere in grado di allestire una ricostruzione di tale livello.
E poi la sceneggiatura che, affidata a Roger Avary (uno che da tempo lavora con Tarantino, con il quale ha vinto solamente un Oscar per la sceneggiatura di Pulp Fiction), riesce a superare gli ovvi limiti narrativi del videogioco approfondendo alcuni aspetti della trama. Da non sottovalutare infine il fondamentale apporto dato da Akira Yamaoka, già compositore per numerosi videogame della Konami (compresa la serie di Silent Hill) e qui intento a riprodurre per la versione in celluloide le angoscianti e sinistre musiche del gioco in questione. Le uniche pecche che si possono forzatamente scovare sono leccessiva durata (ben due ore) e la propensione del film ad essere pienamente godibile solo per chi conosce il videogame. Ma nonostante ciò, Silent Hill sale a giusto titolo sul podio dei migliori horror degli ultimi anni.
Nota: per le riprese è stato scelto un villaggio ormai abbandonato, situato nel bel mezzo di una vasta zona desertica del Canada.