Signorello: “L’ambiente è la ricchezza dei siciliani, puntiamo sui forestali per salvarlo”

INTERVISTA AD UN ‘SICULO DOC’ COL PALLINO DELLA SALVAGUARDIA AMBIENTALE

A due giorni dalla Marcia per l’indipendenza siciliana, in programma domenica a Palermo, incontriamo Luciano Signorello, uno dei promotori dell’evento, nonché funzionario regionale presso un ente di salvaguardia ambientale. Indipendentista da sempre, ama definirsi un “siculo doc” innanzitutto. Con lui abbiamo parlato della marcia, ma soprattutto di come salvare quel che resta del patrimonio naturalistico siciliano.
Perché una Marcia per l’Indipendenza anche in Sicilia?
“Al di la di quello che può essere l’amore per questa terra, al di la del bisogno di renderla più vivibile per noi e per le generazioni a venire, la Sicilia ha davvero bisogno di una “scossa” che possa far tornare nei siciliani il bisogno di reagire ad una situazione annosa, per non dire secolare, di degrado determinato dall’abbandono delle nostre menti “produttive” e da una sudditanza imposta da classi politiche nazionali che l’hanno ridotta ai minimi termini. Il bisogno di indipendenza è in realtà il bisogno di un riscatto morale e psicologico prima che politico e legislativo che, secondo me, i siciliani dovrebbero fare proprio. In questo contesto nasce l’esigenza di una marcia, proprio per dare un segnale forte sia verso coloro (classi politiche in testa..) che ritengono la Sicilia solo una terra di confine, perché si rendano conto che così non è, sia verso quei siciliani, rassegnati ad una posizione succube e schiava di politiche non volute che da pochi”.

Veniamo ad un altro tema a lei molto caro. Si può ancora parlare di salvaguardia ambientale in una terra come la Sicilia, devastata dalle raffinerie, massacrata da elettrodotti,  in cui ospiti stranieri indesiderati hanno collocato basi militari di tutti i tipi?
“La salvaguardia ambientale, intesa come ambiente non contaminato dove è presente l’essere umano, è stato uno dei temi che da sempre ha interessato i governi del mondo civilizzato (che però, hanno utilizzato le aree sottosviluppate per depositare qualunque tipo di residuo). La prima assise importante sull’ambiente, si tenne in Iran nel 1971 dove venne stilata la “Convenzione di Ramsar” per la tutela delle zone umide. Dal 1971 fino al 2010, anno in cui a Nagoya è stato concordato il Piano Strategico per la Biodiversità 2011-2020, diversi sono stati gli accordi, i trattati e le convenzioni che, hanno cercato di produrre una spinta verso un cambiamento delle dinamiche che hanno portato alla distruzione degli ambienti naturali con grave pregiudizio della salute umana e animale, andando ad emanare norme sempre più severe, sia in fase di approvazione di progetti che in fase di verifica.”

Norme più severe, che non sempre vengono rispettate…
“Si, nonostante l’inasprimento delle norme, basta dichiarare un sito di “importanza strategica” che tutto l’ambaradan normativo e vincolistico, crolla improvvisamente. Credo che in Sicilia ne conosciamo un caso abbastanza eclatante!” Il nostro pensiero va immediatamente ad un Sito di Interesse Comunitario (SIC), immerso nel cuore di una sughereta, violato e massacrato da installazioni americane di guerra, nel nome di interessi militari superiori… ma andiamo avanti.
Si può parlare di equilibri biologici sulla nostra isola?
“Fin dai tempi antichi, purtroppo nella nostra Regione, sono state introdotte una serie di specie alloctone giustificando questa pratica per favorire la ricolonizzazione dei suoli nudi, che però ha danneggiato fortemente la naturale evoluzione vegetazionale, in quanto il clima cosiddetto “mediterraneo” ha fatto si che queste specie prendessero il sopravvento sulle specie locali alterando fortemente gli equilibri biologici dell’ambiente in cui sono state inserite.”
Quindi, equilibri instabili o addirittura sovvertiti?
“Non si tratta di disquisire alla maniera scientifica sull’argomento, ma di capire che l’alterazione naturale di un’area arriva ad alterare anche gli equilibri produttivi dell’area stessa e mi riferisco alla produzione di massa legnosa, ai pascoli, ai coltivi che producono le materie prime dalle quali trarre sostentamento per gli animali e per gli uomini. Come si può intervenire per rimediare, sappiamo che esistono delle direttive del G8 in merito. Prendendo spunto dal citato Piano Strategico per la Biodiversità, ma anche dalle direttive del G8 con la cosiddetta “Carta di Siracusa”, si potrebbe intervenire all’interno della programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020 (e seguenti), per attingere adeguatamente ai fondi europei per utilizzare i tecnici e gli operai forestali affinchè si possano avviare adeguati interventi di riqualificazione ambientale attraverso l’utilizzo di specie autoctone di provenienza locale e la promozione di strutture atte alla riproduzione di piante adatte all’impiego in opere di riqualificazione e di recupero ambientale (vivai per specie vegetali).
Ci spieghi meglio.
Si rende necessario procedere con la conservazione, in situ ed ex situ, di specie rare o minacciate per specifici progetti di tutela, con la produzione di piante per ripopolamenti o reintroduzioni e con il mantenimento dei semi in Banche del germoplasma. Ciò dovrà essere realizzato mediante la definizione di programmi capaci di produrre modelli di sviluppo da applicare poi su tutto il territorio. In quest’ottica, è indispensabile porre l’accento sull’assegnazione delle competenze, rafforzando gli strumenti e i ruoli della politica regionale, i quadri giuridici e istituzionali, al fine di garantire una regia unica per la definizione e l’applicazione di strategie efficaci.
Un utilizzo specialistico dei forestali potrebbe rendersi indispensabile in quest’opera di riqualificazione del territorio e dell’ambiente?
“Si, bisogna assolutamente che si realizzi un utilizzo specialistico della comprovata esperienza forestale siciliana non additando gli operatori come nullafacenti, prestando il fianco a speculazioni vergognose che si permettono di blaterare i delatori della Sicilia e dei siciliani. Se la nostra Regione possiede uno dei più importanti patrimoni boschivi dell’intera area mediterranea si deve al clima, alla posizione geografica, ma anche al lavoro silenzioso ma costante ed appassionato di tanti uomini e donne”.
Ma l’ambiente in senso lato non sono soltanto le entità boschive, i parchi e le riserve, c’è anche altro…
“L’ambiente è la vivibilità dei centri abitati, la bontà dei prodotti agricoli ed i loro derivati (oggi grazie alle politiche scriteriate della comunità europea, con l’appoggio di buona parte di deputazione italiana, siamo invasi da prodotti alimentari provenienti da Paesi concorrenti e con dubbia qualità del prodotto), dei prodotti della pesca (chissà quanto mercurio ed altro materiali nocivi sono depositati lungo i fondali nelle aree contigue ai petrolchimici), della qualità dell’aria e del suolo e delle acque (Terra dei fuochi in salsa sicula, presunte scorie radioattive tombate nelle miniere dismesse?).
Secondo Lei, chi può migliorare la qualità della vita e dell’economia tutta, in Sicilia?
“Solo i siciliani possono aiutare se stessi. La storia dimostra che gli altri li hanno sempre derubati”.

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