Sparatorie e il nodo sicurezza a Catania. Poidomani (Usip): «Senza personale lotta ad armi impari per lo Stato»

Sparatorie e bande armate che pattugliano i quartieri di Catania a bordo di potenti scooter. In mezzo, la lotta per il controllo criminale del territorio e i traffici di droga. Il capoluogo etneo continua a fare i conti con quella che sembra non essere più un’emergenza: almeno stando a quanto raccontato nelle ultime settimane. A poco, almeno per il momento, sembra essere servito l’arrivo in città del ministero dell’Interno Matteo Piantedosi che ha presieduto un tavolo per l’ordine e la sicurezza pubblica, annunciando anche come alla città non serva un cambio di passo in tema di sicurezza. Per chi lavora sul campo la situazione è giorno dopo giorno sempre più difficile, come spiega a MeridioNews Alessio Poidomani, segretario generale provinciale dell’Unione sindacale italiana poliziotti (Usip) di Catania.

Cinque sparatorie e una rapina a mano armata negli ultimi dieci giorni. A Catania esiste un’emergenza sicurezza o c’è una percezione sbagliata del problema?
«L’assoluta gravità dei fatti non é in discussione. La situazione a Catania non é serena come si vuole fare intendere. Siamo in un territorio dove quotidianamente si combatte ad armi impari per difendere l’immagine e l’autorevolezza dello Stato. I recenti accadimenti sono il risultato della continua riduzione degli operatori su strada e la contestuale discutibile gestione dei pochi poliziotti in servizio. I commissariati di polizia sono all’osso, basti pensare che i servizi di pattugliamento vengono sistematicamente soppressi in favore dei servizi di ordine pubblico. Stante quanto accaduto, ci aspettiamo che venga indetto urgentemente il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, al fine di arginare questa recrudescenza di episodi criminali».

Il ministro dell’Interno ha annunciato un lieve aumento del numero di forze dell’ordine entro il 2023. La polizia di quanto personale avrebbe bisogno in città per fronteggiare quanto accade quotidianamente?
«Se dovessimo fare una stima, ne servirebbero almeno un centinaio. L’importante è che poi il personale non si perda nei meandri della questura, bensì venga utilizzato nei servizi di prevenzione e controllo del territorio. Il cittadino, oggi più che mai, ha bisogno di sentirsi al sicuro».

Quali sono le condizioni attuali in cui operano gli agenti? Negli ultimi sette giorni, due suicidi in Sicilia tra Siracusa e Palermo.
«Sono gli ennesimi episodi che colpiscono le donne e gli uomini della polizia di Stato. I poliziotti non sono supereroi, ma persone che hanno le stesse debolezze degli altri cittadini. A differenza di quest’ultimi, con l’ordinamento vigente, i poliziotti non possono permettersi d’essere stressati. Ad oggi, a un poliziotto stressato o con problemi in famiglia viene direttamente tolta l’arma e il tesserino. Ciò non risolve il problema, bensì l’acuisce. Proprio per questo, va rimodulato l’articolo 48 del regolamento di servizio, poiché riteniamo giusto che sia data l’opportunità anche agli operatori di polizia di poter palesare il proprio disagio, senza ritorsioni professionali. Questa é una battaglia che, noi come sindacato di riferimento della Confederazione Uil, stiamo portando avanti, in maniera decisa, con l’auspicio che il dipartimento di polizia di Stato apra a nuove soluzioni».


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