L'Isola è la seconda Regione per atti intimidatori a chi si occupa della cosa pubblica. È questo il quadro dei dati del rapporto di Avviso pubblico. «Dovere di chi amministra è farlo onestamente e lasciare una comunità migliore di come la si è trovata», dice la commissaria di Licata che vive sotto scorta da quando ha ricevuto una lettera di morte
Sicilia, i 79 amministratori «sotto tiro» nel 2017 Nel Siracusano il numero più alto di intimidazioni
Sono 79 gli atti intimidatori diretti a pubblici amministratori registrati nelle nove province siciliane nell’anno 2017. Un calo dell’otto per cento rispetto all’anno precedente che, però, non fa perdere all’Isola il secondo posto a livello nazionale. I dati sugli Amministratori sotto tiro sono quelli del rapporto a cura di Avviso pubblico che è stato presentato ieri a Roma. Dietro ai dati ci sono le storie delle persone e dei territori. Ognuna diversa dall’altra. Alcune intimidazioni nascono da contesti criminali, altre arrivano da gente comune che patisce situazioni di disagio, altre ancora qualche volta si rivelano prive di fondamento o legate a dinamiche poco chiare in cui non è facile delineare i contorni fra vittime e carnefici.
«Chi amministra ha un dovere e un compito: il primo è quello di farlo onestamente, il secondo è lasciare una comunità in condizioni migliori di come la si è trovata». A parlare a MeridioNews è Mariagrazia Brandara, la commissaria straordinaria di Licata che a settembre ha ricevuto una lettera con delle minacce di morte per le azioni portate avanti contro l’abusivismo edilizio. «Amministrare Licata non è facile perché i reati ambientali hanno sempre avuto una scarsa percezione tra la gente di essere tali. E ancora di più perché il cittadino ha potuto compierli spesso a causa della complicità, se non addirittura dell’incoraggiamento, degli amministratori e di chi avrebbe dovuto controllare». D’altro canto, «non è facile vivere sotto scorta ma nello stesso tempo è un incoraggiamento perché ho avvertito lo Stato vicino, perché mai ho sentito a Licata la solitudine che ho vissuto in altre occasioni. Essere amministratori onesti deve essere la normalità, solo così ce ne saranno di più coraggiosi».
La provincia più bersagliata è Siracusa: 18 casi in otto Comuni. Tra questi spicca Avola dove, il giorno dell’antivigilia di Natale, al municipio viene recapitata una lettera indirizzata al primo cittadino, Luca Cannata, contenente tre bossoli inesplosi di una pistola scacciacani, un foglio bianco con una croce disegnata e la scritta I consiglieri uguali. Prima di questo, il sindaco era già stato vittima di un tentativo di aggressione e, nella zona del Comune, era stato ritrovato un finto pacco bomba. Altro episodio avolese è quello che riguarda l’incendio dell’auto di un candidato al consiglio comunale del M5s, Rosario Zaffarana, la settimana prima della tornata elettorale.
Altro territorio della provincia aretusea in cui i numeri delle intimidazioni sono cresciuti è Canicattini Bagni: qui, a maggio, un ordigno rudimentale ha distrutto la porta di casa del dirigente dell’ufficio tecnico, il geometra capo Giuseppe Carpinteri. Due mesi dopo, un incendio danneggia la macchina di famiglia dell’assessore ai Lavori pubblici, Pietro Savarino. Gli altri Comuni colpiti del Siracusano sono Augusta, Priolo Gargallo (a gennaio, i cani della famiglia Bosco vengono uccisi con del veleno), Melilli (a marzo, un plico con proiettili viene recapitato allo studio di Stefano Elia, avvocato del Comune), Francofonte (a marzo dell’acido viene gettato contro l’auto del sindaco, Salvatore Palermo) e Rosolini.
Seconda in graduatoria la provincia di Palermo con 13 casi censiti,
dato in perfetta continuità con il 2016. Nei primi giorni di febbraio è davanti alla casa di campagna del sindaco di Polizzi Generosa, Giuseppe Lo Verde, che viene recapitata una testa di maiale mozzata. Altri episodi di particolare rilievo sono quelli degli incendi di strutture legate al ciclo dei rifiuti a Santa Cristina Gela e all’Isola delle Femmine che si verificano nei mesi estivi. Inoltre, a luglio pochi giorni dopo la sua elezione, al consigliere comunale di Cefalù Carmelo Greco arriva una busta con due proiettili. Altri atti intimidatori sono accaduti anche a Camporeale, Bagheria, Alia e Castelvetrano.
Il terzo posto, con 12 casi registrati, spetta alla provincia di Trapani, che ha visto finire nuovamente sotto tiro l’amministrazione di
Petrosino, in particolare il primo cittadino Gaspare Giacalone, già bersagliato da minacce nel 2016. È fine marzo quando, a due mesi dalle elezioni amministrative, arriva in municipio una lettera indirizzata al sindaco e agli assessori. «Vi facciamo fare booommm!!!! Capito??? E avrete una campagna di minacce». Intimidazioni anche ad Alcamo, dove ad agosto un 33enne esasperato dalle difficili condizioni economiche, dopo la mancata risposta alla richiesta di un sussidio, dà fuoco al portone d’ingresso del palazzo comunale. Minacce nei confronti di amministratori anche a Castelvetrano – Comune sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2017 -, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, Marsala e Poggioreale.
Nove sono i casi registrati nel Catanese. Fra cui l’atto intimidatorio nei confronti del comandante della polizia municipale di Misterbianco, Antonino Di Stefano, con il
tentativo dare alle fiamme la sua abitazione, probabilmente collegato all’attività di contrasto
all’abusivismo edilizio e commerciale. Nel mirino anche amministratori locali di Pedara, Giarre, San Gregorio di Catania, Riposto e Acireale (dove a dicembre qualcuno si introduce negli uffici comunali forzando una finestra per spargere del liquido infiammabile sul pavimento lasciando lì due bottiglie vuote).
Nella provincia di Agrigento, prima per numero di intimidazioni nel 2016,
otto sono i casi censiti nel 2017. A Licata, nel mirino il sindaco Angelo Cambiano, già oggetto di minacce nel 2016, e la commissaria straordinaria Maria Grazia Brandara, subentrata dopo lo scioglimento dell’amministrazione. «Rischiati a toccare le nostre case e sei morta, ti sgozziamo viva, fai una sola cosa contro di noi e ti scanniamo», è questo il contenuto di una lettera indirizzata a Brandara. Sul foglio anche il disegno di una bara. La motivazione dietro alle minacce resta legata al tema
dell’abusivismo edilizio. Altri amministratori sotto tiro agrigentini sono a Lampedusa e Montallegro.
Nelle restanti province, cinque casi a testa sono stati censiti a
Caltanissetta, Enna e Messina, mentre quattro sono quelli registrati a Ragusa. Nel Nisseno, a Gela nei primi giorni di novembre, un rogo danneggia il portone di casa di Pino Federico, ex deputato regionale. Santa Caterina Villarmosa e Sommatino sono gli altri due paesi colpiti da episodi intimidatori. A Vittoria, nel Ragusano è il sindaco, Giovanni Moscato, a essere oggetto di pesanti minacce sui social network, dopo avere partecipato a una
trasmissione radiofonica sul tema del contrasto alle agromafie e
al fenomeno del caporalato. In provincia di Ragusa altri casi raccolti sono avvenuti a Modica e Acate. Nell’Ennese i Comuni interessati, oltre al capoluogo di provincia, sono Valguarnera Caropepe, Nissoria, Villarosa e Gagliano. In provincia di Messina i casi censiti riguardano Pagliara, Brolo, Castel di Lucio, Santo Stefano di Camastra e Lipari.