In Sicilia con il caldo una vendemmia mai così precoce. Assovini: «Nessun rischio, uve integre»

Dodici giorni d’anticipo. Un arco temporale che rende la vendemmia 2024 la più precoce di sempre in Sicilia. Colpa del caldo, che ha caratterizzato inverno e primavera, della siccità e dei cambiamenti climatici. Una precocità che però non deve fare mettere le mani ai capelli, facendo gridare allo scandalo. Le previsioni indicano una strada all’insegna della qualità, grazie a uve integre e sane. «I produttori siciliani sono in grado di fronteggiare le condizioni climatiche attraverso portainnesti innovativi, gestione del suolo e sensori sperimentali che monitorano lo stress idrico», spiegano da Assovini Sicilia, il progetto nato per la promozione del territorio, valorizzando le cantine sparse per l’Isola e non solo. Il territorio in cui la raccolta dell’uva è già cominciata è quello dell’area di Menfi, in provincia di Agrigento, dove si vendemmia Pinot Grigio e Chardonnay. A chiudere invece la raccolta più lunga d’Italia, che durerà circa 100 giorni, saranno i produttori dell’Etna, a fine ottobre.

«La vendemmia siciliana è un momento di grande confronto per i vitivinicoltori dell’isola – commenta Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia – Il problema della gestione delle risorse idriche non può essere affrontato in maniera autonoma dai singoli produttori, ma occorre una visione politica d’insieme che consenta di attuare in maniera strutturale un piano idrico. La Sicilia ha la fortuna di godere di una straordinaria varietà, che si traduce in una diversità della produzione vitivinicola». Diversità che deve essere analizzata territorio per territorio. Per quanto riguarda la quantità, in Sicilia occidentale siamo nella media annua, come spiega Filippo Buttafuoco, tecnico viticolo. «Al momento tutte le varietà stanno rispondendo bene, sia a livello qualitativo che quantitativo, e prevediamo un aumento produttivo rispetto alla campagna vendemmiale 2023».

Secondo gli esperti, nella Sicilia centrale e in quella meridionale l’annata 2024 sarà simile a quelle del 2017 e del 2022, con caldo e siccità a farla da padrone. Anche in questa porzione dell’Isola la vendemmia è partita in anticipo. Da evidenziare, invece, come secondo gli esperti l’area dell’Etna non possa ancora essere considerata sotto stress idrico. All’orizzonte ci sono infatti le tanto attese piogge di fine agosto, che dovrebbero influenzare la qualità finale. Quest’anno si prevedono elevate quantità, un 10-15 per cento in più rispetto alla media. «Sicuramente ci sono varietà che sembrano resistere benissimo ai cambiamenti climatici, come il Nerello Mascalese; anche il Carricante e il Catarratto hanno risposto bene a questi sbalzi termici e idrici. Più sensibili ai cambiamenti climatici sono il Nero d’Avola e il Grillo. Buoni gli internazionali, in particolare il Syrah e lo Chardonnay, che come sempre mostrano un’ottima risposta agli eventi», commenta l’enologo Emiliano Falsini.

Fondamentale per l’area Sud-Est l’inserimento di un sistema innovativo che monitora – attraverso dei sensori – una precisa richiesta di acqua, così da riuscire a gestire l’irrigazione. «La varietà che risponde meglio sia al cambiamento climatico che alle eventuali malattie – fanno sapere da Assovini – è senza alcun dubbio il Frappato». Anche in provincia di Messina, la terra delle tre Doc – Mamertino, Faro, Malvasia – le previsioni sono buone e la vendemmia inizierà a fine agosto, con una settimana di anticipo.


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