Siccità, è stato «il gennaio più asciutto dal 1916» E la Regione vuole puntare sui laghetti collinari 

«Lo scorso mese di gennaio è stato il più asciutto dal 1916, cioè da quando esiste il servizio idrografico. Siamo di fronte a una anomalia climatica assurda». A fotografare a MeridioNews la situazione della siccità è Luigi Pasotti, il dirigente dell’osservatorio Acque della Regione. «Una situazione che si sta allungando in maniera preoccupante anche a febbraio – aggiunge – Possiamo già dire che in questo primo bimestre dell’anno avremo il record di minori precipitazioni in oltre cento anni di registrazioni». Un dato allarmante che peggiora se si considera anche il fatto che, in alcuni giorni di questi primi due mesi del 2020, le temperature diurne hanno battuto il record degli ultimi vent’anni, con «escursioni termiche molto pronunciate».

Una siccità invernale eccezionale che ha un impatto grave anche sull’agricoltura. «In particolare, a pagarne le conseguenze – continua Pasotti – sono i seminativi (frumento e foraggi), settore in cui possiamo prevedere che ci saranno riduzioni notevolissime della produzione anche se dovesse esserci un marzo più piovoso». La fortuna dei terreni è che in autunno, in particolare tra ottobre e novembre, le precipitazioni sono state superiori alla media di quel periodo. Ed è epr questo che, specie nella parte orientale dell’Isola, i paesaggi appaiono ancora abbastanza verdeggianti

Per fare fronte a questi importanti cambiamenti climatici, la giunta regionale ha approvato una delibera riguardante un pogramma di realizzazione di laghetti collinari per l’agricoltura. Si tratta di piccoli invasi, sbarramenti che non superano i 15 metri d’altezza con una capacità non superiore a un milione di metri cubi. Piccole dighe che possono accumulare acque per uso agricolo su cui in Sicilia sono in corso di definizione le norme e le direttive da parte dell’autorità di bacino del distretto idrografico

Un «approccio strategico per affrontare adeguatamente le conseguenze degli impatti dei cambiamenti climatici e per garantire che le misure di adattamento siano efficaci e tempestive», si legge nel documento. Il rischio, infatti, è che le colture arboree – come le viti e gli olivi – possano subire una «riduzione qualitativa e quantitativa». Ma non solo. Le condizioni meteorologiche e climatiche influiscono anche sulla disponibilità in generale di acqua necessaria per l’irrigazione, sul bestiame, sulle pratiche di irrigazione, sulla trasformazione di prodotti agricoli e sulle loro condizioni di trasporto e conservazione. Queste piccole dighe, peraltro, sarebbero opere importanti anche per la lotta al dissesto idrogeologico.

«Quella dei laghetti collinari non è una novità – precisa il dirigente dell’osservatorio Acque – nel senso che è già diventata consuetudine di molte aziende costituire riserve proprie per fronteggiare i momenti in cui i consorzi non riescono a fornire le quantità necessarie. Incrementare questa pratica, comunque, può rendere più resiliente il settore agricolo». Nel documento presentato dall’assessorato regionale all’Agricoltura, sulla base di valutazioni fatte da esperti, sono state individuate sei macro-categorie di intervento: potenziare la raccolta e la gestione dell’acqua; gestire i suoli e le colture per aumentare la sostenibilità delle aziende agricole; incrementare la consapevolezza degli agricoltori e la loro capacità di adattamento; migliorare la gestione dei rischi per fare fronte alle conseguenze economiche di fenomeni naturali; scegliere colture e varietà più adatte alle nuove condizioni climatiche.

«Bisogna comunque considerare – dice Pasotti – che c’è un sistema di accumulo di riserve idriche dei grandi invasi che, nonostante i problemi, riesce a conservare volumi di acqua piuttosto significativi». Stando ai dati forniti dall’osservatorio regionale, si parla di volumi che sono addirittura più del doppio rispetto al 2018. «Non è detto, infatti – continua – che alla siccità meteorologica a breve termine corrisponda quella idrologica». Insomma, per le piogge la situazione è molto seria ma ci sono buone notizie per le riserve idriche. «Da questo punto di vista c’è un quadro abbastanza confortante: anche se questa primavera dovesse essere poco piovosa – rassicura – ci sarebbe una dotazione sufficiente anche per l’estate».


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