A volte la vita è strana e presenta risvolti assolutamente inaspettati. Era luglio, a Bruxelles si erano da poco insediati gli europarlamentari eletti alle ultime Europee. Tra questi c’è Giuseppe Antoci, unico eletto tra le fila del Movimento 5 stelle nella circoscrizione Isole, quella che comprende Sicilia e Sardegna. L’ex presidente del parco dei Nebrodi vuole subito fare bella figura ed è il primo a presentare un’interrogazione parlamentare: il tema, neanche a dirlo, è la siccità in Sicilia. Con questo atto chiede all’Unione europea cosa può fare per venire incontro a un’isola dove lo stato di emergenza è stato dichiarato per la prima volta a marzo, ben prima dell’estate. La risposta – che riporta in calce la firma della commissaria europea per la Coesione, Elisa Ferreira – è sorprendente: «Al 6 agosto 2024 l’Italia non ha attivato il Fondo per affrontare la situazione in Sicilia».
In pratica, il modo di aiutare la Sicilia c’è, i soldi pure: si tratta di una serie di contributi economici previsti tanto dal programma europeo Life – che andrebbero a finanziare opere di desalinizzazione – quanto dalla famigerata Pac, la politica agricola comune. «II programma operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale Sicilia 2021-2027 – si legge nella risposta di Ferreira – dispone di un bilancio di 36 milioni di euro per l’azione “potenziare le infrastrutture con priorità alle reti di distribuzione, fognarie e depurative per usi civili”». La risposta della commissaria europea continua così: «Il piano per la ripresa e la resilienza dell’Italia prevede un sostegno alla gestione sostenibile delle risorse idriche; lo Stato membro è responsabile dell’assegnazione del sostegno del dispositivo per la ripresa e la resilienza alle diverse regioni. La politica agricola comune sostiene l’impiego di strumenti per la gestione del rischio in caso di condizioni meteorologiche avverse, misure di prevenzione e il ripristino del potenziale agricolo danneggiato da calamità naturali. Il programma Life può sostenere soluzioni innovative per la desalinizzazione». L’Italia, tuttavia, non ha presentato richiesta per niente di tutto ciò.
Certo, non si tratterebbe di fondi concessi tout court, ma di aiuti fatti in cambio di risultati concreti da ottenere, che devono oltretutto rispettare tutta una serie di criteri di ammissibilità e requisiti in materia di acqua e di ambiente. Cosa che, a voler pensare male, potrebbe aver scoraggiato la politica di casa nostra. Ma l’interrogazione di Antoci e i suoi risvolti non sono passati inosservati al parlamento siciliano, dove il Partito democratico – da par suo – ha subito presentato un’altra interrogazione, stavolta rivolta al governo regionale, per chiedere lumi su questa mancata richiesta di aiuto. «Ritengo che la questione non sia affrontata nel giusto modo – dice a MeridioNews Mario Giambona, deputato regionale del Pd e primo firmatario dell’interrogazione – Senza fare dei parallelismi, ma in Emilia-Romagna c’è stata un’alluvione grave, che ha avuto effetti sociali, così come in Sicilia ci sono stati effetti sociali gravi. Da noi arrivano le briciole, in Emilia-Romagna quattro miliardi e trecento milioni».
«E questa siccità – continua Giambona – era oltretutto una cosa prevedibile: da anni ci sono studi, piani, documenti che prevedevano la siccità». Il Partito democratico chiede al governo Schifani «se abbia posto in essere le opportune interlocuzioni istituzionali utili all’attivazione da parte dello Stato membro del predetto Fondo entro i termini prescritti, ovvero attraverso la presentazione della domanda entro 12 settimane dalla data in cui si è verificato il primo danno e alla previsione dell’applicazione di aliquote Iva ridotte all’erogazione di acqua, compresa l’acqua imbottigliata».
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