Circa 150 studenti per lo più di Scienze Politiche, Giurisprudenza e Geologia in corteo dal Rettorato al Monastero dei Benedettini per esprimere solidarietà ai "colleghi" e per protestare contro le prime, amare, conseguenze della riforma Gelmini
«Siamo tutti di Lingue»
Sit-in in piazza Università, proprio lì di fronte al grande portone del Rettorato. Questa mattina alle ore 11 un nutrito gruppo di studenti dell’università di Catania si è riunito per discutere della riforma Gelmini e dell’immediato effetto che i tagli all’istruzione stanno avendo sulle singole facoltà. Provenienti da tutto l’Ateneo, in maggioranza studenti di Scienze Geologiche (dove alcuni dei corsi di laurea specialistici non verranno attivati per carenza di organico docente), Giurisprudenza e Scienze Politiche, uniti nella protesta, uniti per salvare il loro “diritto allo studio e diritto al lavoro”, diritto di tutti. Sì, perché di futuri lavoratori stiamo parlando. Giovani studenti che non voglioni fissare con distacco e rassegnazione né il loro presente universitario né quello futuro lavorativo, piuttosto lottare per riprenderselo.
Hanno sfilato per le vie del centro, diretti da Piazza Università verso piazza Duomo, sono passati accanto all’Elefante e poi su per via Vittorio Emanuele fino a raggiungere piazza Dante dove li aspettava la loro Bastiglia: l’ex Monastero dei Benedettini dove era in corso l’assemblea straordinaria sul destino della facoltà di Lingue. Da giorni ormai si parla della possibile chiusura di questa facoltà che, nell’ipotesi di un quarto polo universitario, verrebbe accorpata a Ragusa.
Furiosa la protesta di studenti e docenti che, nell’indignazione hanno trovato il sostegno dei colleghi, delle facoltà tutte. Il corteo ha raggiunto gli studenti di Lingue e si è unito a loro in assemblea proclamando, dopo poche ore, la presa del Monastero con occupazione permanente, giorno e notte, della sede universitaria.
Non solo gli studenti di Lingue ma l’intero Ateneo si sta muovendo, quindi, per protestare contro il numero chiuso, l’aumento delle tasse, la riduzione del corpo docenti, la chiusura dei corsi di laurea, l’accorpamento di altri. Facoltà per facoltà, ognuno con le proprie istanze ma insieme. «Oggi siamo tutti di Lingue» gridava, megafono alla bocca, uno studente a capo del corteo mentre il coro, dietro, gli faceva eco «noi la crisi non la vogliamo». Fugace risveglio?