La mafia da reato associativo a reato personale. Sara. . .
SI’ E NO/ Dalla rete una novità: il reato di “Comportamento mafioso”
LA MAFIA DA REATO ASSOCIATIVO A REATO PERSONALE. SARA…
C’è l’associazione a delinquere di tipo mafioso (o “di stampo mafioso”, come amano scrivere certi giornali, visto che la parola “tipo” sembra non suoni bene nelle ‘corde’ di tanti giornalisti). Poi c’è il “Concorso esterno in associazione mafiosa”, reato contestatissimo, perché difficile da provare, finito ‘ko’ dopo la sentenza di assoluzione dell’onorevole Calogero Mannino. Adesso potrebbe arrivare il reato di “Comportamento mafioso”.
Lo spiega, sulla rete, Gustavo Gesualdo.
“Sembra un paradosso – dice Gesualdo – ma è la mera e vera realtà: il reato di comportamento mafioso non è previsto né punito dalla legislazione italiana. Ma come, direte voi, è impossibile: c’è l’associazione per delinquere di tipo mafioso, fattispecie di reato prevista e punita dal codice penale italiano all’art. 416-bis che è stata introdotta dalla legge 13 settembre 1982, n. 646″.
“Esatto, vi rispondo – prosegue Gesualdo -: il codice penale italiano prevede e punisce (solo dal 1982 ed a seguito dell’assassinio del generale dell’Arma dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie e del suo autista) il mero reato associativo mafioso. Ma l’articolo 27 della Costituzione italiana detta: la responsabilità penale è personale”.
“Perché allora – osserva Gesualdo – il sistema giuridico italiano omette di punire penalmente la responsabilità personale della fattispecie ignorata del comportamento mafioso?”.
Insomma, sembra dire Gustavo Gesualdo, i mafiosi, per essere tali, devono essere in compagnia? Non ci possono essere mafiosi a se stanti? A noi il ragionamento sembra un po’ ‘iperbolico’. Proviamo a seguirlo.
“Perché così facendo – osserva – per punire un imprenditore dal comportamento mafioso, un politico dal comportamento mafioso, un pubblico amministratore dal comportamento mafioso, ovvero un burocrate dal comportamento mafioso non si dovrebbe prima provarne la partecipazione in concorso di associazione mafiosa, sia interna che esterna, ma basterebbe punirne semplicemente il suo singolo, personale e soggettivo comportamento mafioso piuttosto di quello collettivo, in comune ad altri ed associativo, reato molto più difficile da dimostrare e provare”.
Resta la domanda: come si fa a provare l’esistenza di un comportamento singolo mafioso? Quali sarebbero i criteri per individuare un comportamento singolo mafioso?
“Attenzione a questo passaggio nel quale qualche studioso della materia potrebbe opporre la critica: il reato mafioso è un reato tipicamente associativo – aggiunge Gesualdo -. Ma io vi domando: questo ‘pensiero giuridico’ è motivo sufficiente per sottrarsi al dettato costituzionale che impone di punire i reati sotto il profilo personale, certamente nella partecipazione alla associazione per delinquere, come nel comportamento mafioso del singolo, comportamento perfettamente individuabile nelle fattispecie del terrorismo, dell’usura, della estorsione, del taglieggiamento, della pressione indebita, delle minacce, della intimidazione, dell’infiltrazione del potere pubblico e delle funzioni pubbliche al fine di abusare del controllo nelle concessioni pubbliche, negli appalti pubblici e nei concorsi pubblici ed infine, del potere del governo della cosa pubblica nel suo complesso, la res publica?”.
Gasualdo ha lanciato una petizione sulla rete. Dice: “Se credete che il reato di comportamento mafioso debba essere previsto e punito dalla legge italiana, vi invito a firmare questa petizione, a condividerla e farla firmare ai vostri amici e conoscenti, a dare una diffusione più grande possibile a questa libera manifestazione di volontà poiché, temo, visto il potere importante dell’anti-Stato che intendiamo colpire con questa semplice petizione, non troveremo le porte dei media, dei giornali, dei periodici, dei quotidiani, delle radio e delle televisioni ad accoglierci a braccia aperte”.
A noi il ragionamento non ci convince molto. Ma diamo spazio a questo tema.
Aggiunge ancora Gesualdo: “Il potere mafioso derivante dal comportamento e dalla associazione mafiosa è rilevante e tenta sempre di infiltrare e controllare i poteri di uno Stato democratico per farne una dittatura del male attuata attraverso il terrore e la violenza. Poiché se il mafioso fa paura e terrorizza i cittadini, lo Stato deve incutere più paura e terrorizzare ancor più il mafioso, ovunque egli sia associato o meno con altri a delinquere”.