Serpenti velenosi s’un aereo in avaria: ecco il nuovo trash made in USA

SNAKES ON A PLANE

Mediafilm

2006

USA

REGIA: David R. Ellis

CON: Samuel L. Jackson, Nathan Phillips, Sunny Mabrey

 

 

C’è chi dice che ‘trash’ e ‘cult’ arrivano spesso a toccarsi in quanto estremi opposti. Di tale ‘incontro’ ne avrebbero fatto scuola quei filmazzi italiani degli anni ’80: quelli che tutti conosciamo, quelli che ci dilettiamo a guardare a pezzi e a scimmiottare citandoli a memoria. E anche questo Snakes On A Plane del regista David R. Ellis nasce, probabilmente con questo concetto di fondo: film stupido, molto stupido, ma irresistibile per la sua stupidità programmatica. Si, o meglio, forse. Perché davvero qui la scellerataggine (a tavolino) del regista e, ovviamente, quella dello sceneggiatore Josh Friedmann, porta lo spettatore, certo, a ridere, ma a ridere di quelli che un film così l’hanno voluto davvero realizzare. Infatti, un dubbio fisso assale il pubblico durante la proiezione della pellicola: “E’ uno scherzo o è un film vero?”. E allora sembra anche inutile parlare della trama di questo polpettone USA, fatto di poco credibili boss della mala giapponese, di poco digeribili membri dell’FBI, di un aereo pieno zeppo di serpenti velenosi, e di uno splatter (con effetti speciali poco speciali) davvero ridicolo e grottesco. Il tutto cementato da una sceneggiatura che più banale non si può e da episodi – i vari passeggeri che muoiono a causa dei morsi dei “terribili” rettili – che fanno pensare a qualche fumetto orientale o giù di lì. E come se non bastasse, mentre il Boeing 747 depressurizzato, e pieno zeppo di cadaveri (tra cui i due piloti) volteggia a casaccio sul cielo americano, Friedmann – seguendo, in realtà il canovaccio di un oramai ben noto buonismo americano – piazza anche qualche scena di riscatti familiari, di provvidenza, di speranze plastificate e di una sorta di improbabile e paradossale senso dell’umorismo. Per non parlare della sequenza finale che di brutture simili non se ne vedevano dai tempi degli episodi di “Baywatch”.

 

L’unico aspetto interessante di tutta la faccenda è che “Snakes On A Plane” è un film nato su internet con tanto di blog dello sceneggiatore, di consigli dei fans (si narra che alcune scene sono state suggerite da alcuni navigatori) e promosso da un motore di marketing già pronto a ruggire i suoi cavalli con gadget, t-shirt e accessori vari.

Certo è che questa è una critica molto severa e che chiude le porte ad una seconda chance, ma sembra davvero complicato dare anche solo un punto ad un film come questo. Un prodotto creato forse per qualche serata-blockbuster leggerissima e per una concezione di cinema che più scanzonato non si può. Un film da pomeriggio poco indaffarato e annoiato, nulla più. Per quanto riguarda Samuel L. Jackson, che tanto abbiamo apprezzato nei film di Tarantino, sembra cedere anch’egli ad una bassezza collettiva. Anzi proprio lui sembra l’agnello sacrificale di un film che, siamo certi sbancherà i botteghini anche in Italia (dopo gli oltre venti milioni di dollari nella prima settimana in America), ma che presto verrà dimenticato.


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