Sequestro beni a presidente ordine veterinari di Palermo Avrebbe avuto rapporti con mafioso di Carini

Polizia di Stato ha eseguito a Palermo e provincia un provvedimento di sequestro patrimoniale, ai sensi della normativa antimafia, nei confronti di Paolo Giambruno, direttore del Dipartimento di prevenzione veterinario dell’Asp di Palermo, nonché presidente dell’Ordine dei medici veterinari della provincia. 

Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale su proposta della Procura della Repubblica, a conclusione delle indagini preliminari, nell’ambito del procedimento penale che vede coinvolte 29 persone tra cui funzionari, dirigenti dell’Asp ed imprenditori del settore alimentare, la cui attività investigativa è stata svolta dalla Digos della questura di Palermo. Gli indagati, sono accusati di reati contro la pubblica amministrazione e la violazione della normativa a tutela della salute pubblica nella commercializzazione di alimenti. Secondo gli investigatori, è stato evidenziato un sistema di rapporti, a livello imprenditoriale, intrattenute dal funzionario pubblico con Cataldo Salvatore attualmente in carcere e condannato il 15 giugno 2012 per mafia. Sempre secondo i magistrati, sarebbero «emerse numerose irregolarità nell’ambito dei controlli sanitari dal Dipartimento di prevenzione veterinario dell’Asp, sulla qualità delle carni da destinare al consumo».

L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo, Dino Petralia e dai pm Gery Ferrara e Claudia Bevilacqua. Giambruno è indagato per concussione, tentata e consumata, abuso d’ufficio, falso e truffa aggravata, commessi nell’esercizio delle sue funzioni e per intestazione fittizia di beni dell’imprenditore Cataldo.

Ulteriori sviluppi sulla vicenda hanno visto porre sotto sequestro l’intero allevamento dell’imprenditore, constatandone, attraverso consulenza tecnica disposta dalla procura di Palermo, «la diffusa presenza di lesioni infette significative e microscopicamente evidenti su alcuni bovini che sarebbero stati destinati, senza l’intervento della Polizia, alla commercializzazione, al dettaglio». Altri casi riscontrati riguardano false certificazioni rilasciate al fine di consentire ad una azienda di prodotti dolciari di Carini e ad una di prodotti ittici di Lampedusa di poter esportare i rispettivi prodotti all’estero.

Il provvedimento di sequestro comprende conti correnti, conti deposito titoli e società, per un valore di alcuni milioni di euro. In particolare: conti correnti e conti deposito titoli, intestati al Funzionario ed a suoi familiari; l’intero capitale sociale, nonché il complesso dei beni aziendali della società Penta engineering immobiliare s.r.l., con sede legale a Palermo, con capitale sociale 100mila euro, il cui amministratore unico è un familiare del funzionario; intero capitale sociale, nonché il complesso dei beni aziendali della società Unomar s.r.l. con sede legale a Carini, con capitale sociale 10mila 200 euro, il cui amministratore unico è un familiare del funzionario; l’intero capitale sociale, nonché il complesso dei beni aziendali della società Marina di Carini s.r.l. con sede legale a Palermo, con capitale sociale 72mila 531 euro, il cui amministratore unico è un familiare del funzionario.

Tra i numerosi titoli di credito sequestrati nell’abitazione del funzionario spiccano, per importanza investigativa, quelli emessi da una società di Carini, riconducibile alla famiglia mafiosa dei Pipitone, con la quale il dipendente pubblico avrebbe concluso un affare immobiliare e quelli riguardanti l’acquisto e la successiva vendita di uno stabilimento industriale sito nell’agglomerato industriale di Carini che veniva acquistato per un importo di 2milioni 685mila 575 euro e successivamente rivenduto a terzi per un importo di 3milioni 250mila euro. Anche in quest’ultimo caso la trattativa intrapresa da Cataldo sarebbe stata assistita dalla garanzia resa dal funzionario, attraverso l’emissione di assegni tratti dal suo conto corrente personale.


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