I carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale hanno posto i sigilli allo storico stabilimento industriale, meta di moltissimi visitatori. «Le condizioni sono ormai tali da rappresentare un concreto pericolo per la pubblica incolumità». Ci sono anche 21 indagati, tra cui i proprietari
Sequestrata Fornace Penna sulla spiaggia di Scicli A rischio crollo, è stata anche set per Montalbano
La Fornace Penna a Scicli è a rischio crollo. Con questa motivazione i carabinieri l’hanno posta oggi sotto sequestro. L’abbandono del sito di inizio 900, sottoposto a vincolo di tutela di tipo etnoantropologico, è oggetto anche di indagini che vedono coinvolte 21 persone tra cui i proprietari. Questi ultimi, sottolineano i militari della sezione Tutela patrimonio culturale di Siracusa, «non hanno provveduto ai necessari lavori di manutenzione e restauro, peraltro più volte sollecitati dalla Soprintendenza».
Si tratta di uno storico stabilimento industriale, costruito tra il 190 e il 1912, per volere del barone Guglielmo Penna, destinato alla produzione di laterizi. Nel momento di massima attività, venivano realizzati ogni giorno 6-8mila pezzi grazie all’innovativo forno Hoffman. Un piccolo miracolo siciliano conclusosi nel peggiore dei modi, a causa di un incendio che nel 1924 danneggiò irrimediabilmente l’edificio. La fabbrica fu quindi chiusa e l’edificio a poco a poco venne abbandonato.
Tuttavia rimane ancora oggi meta di moltissimi visitatori che raggiungono contrada Sampieri a Scicli sia per la bellezza della spiaggia, sia per l’importanza storica del bene. La sua fama è stata amplificata negli ultimi anni anche perché è diventato set della fiction del Commissario Montalbano. Proprio per questo, sottolineano i carabinieri, si è reso necessario il sequestro, disposto dal gip del Tribunale di Ragusa su richiesta della locale Procura. «Sono stati rilevati consistenti danni alla struttura – si legge nella nota dell’Arma – interessata anche da crolli parziali, le cui condizioni sono ormai tali da rappresentare un concreto pericolo per la pubblica incolumità». Ai 21 indagati vengono contestati i reati di danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale e di “omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina.