A stabilirlo i giudici, come svela MeridioNews, della quarta sezione Civile e Fallimentare del tribunale di Catania. «Dall'elenco dei creditori - si legge nel documento - è possibile ricavare un complessivo indebitamento pari a 33 milioni di euro»
Sentenza dichiara il fallimento di Sp Energia Siciliana L’azienda del cavaliere Pappalardo travolta dai debiti
Dopo 50 anni di attività e distributori di carburante sparsi in dieci regioni per l’Sp Energia Siciliana è stata ufficialmente dichiarato il fallimento. A stabilirlo, come approfondito da MeridioNews, è una sentenza della quarta sezione Civile e Fallimentare del tribunale di Catania. Il marchio era stato fondato da Sebastiano Pappalardo, imprenditore originario di Trecastagni e grande tifoso del Calcio Catania. Squadra che sponsorizzò per 17 anni fino al prestigioso palcoscenico della serie A. Nel 2009 Pappalardo, un anno prima di morire, aveva passato il testimone dell’azienda e dello storico quartier generale di Piano Tavola al nipote Orazio Romeo.
A pesare sul fallimento di Sp Energia un mix di crisi e debiti accumulati negli anni. In questo quadro si inserisce la richiesta di fallimento avanzata dalla società BIT Invest per i mancati pagamenti dei canoni di locazione dell’area di un rifornimento lungo corso Indipendenza, a Catania. Per trovare una via d’uscita a inizio anno Sp Energia aveva optato per la richiesta di concordato preventivo. Strumento che avrebbe consentito la continuità aziendale attraverso una strategia per soddisfare i creditori. Ma dopo l’assegnazione di un termine di 120 giorni Sp ha rinunciato al concordato. A febbraio, a chiedere il fallimento è stato il pubblico ministero «evidenziando la rilevante esposizione debitoria e lo stato d’insolvenza», si legge nella sentenza.
Anche BIT Invest a marzo si è allineata alla richiesta della procura salvo poi desistere il 15 maggio. La vicenda in poche settimane è arrivata ai titoli di coda, prima però Sp Energia ha tentato di ottenere altri 120 giorni per presentare un piano di risanamento. Arrivati a questo punto diventano importanti le date, perché la richiesta dell’azienda viene presentata il giorno prima della chiusura dei termini concessi alla difesa per opporsi al fallimento. «La domanda di Sp – scrivono i giudici – è inammissibile perché presentata al solo scopo di differire la dichiarazione di fallimento non emergendo alcuna prospettiva di risanamento».
«Dall’elenco dei creditori – continuano i giudici – è possibile ricavare un complessivo indebitamento per 33 milioni di euro». Nella sentenza il giudice Mariano Sciacca – relatore Sebastiano Cassaniti – si soffermano anche sulla scelta di Sp Energia di desistere, contrariamente a quanto fatto inizialmente, dalla richiesta di concordato preventivo: «Una condotta quantomeno contraddittoria», scrivono. Tra le righe del documento c’è spazio anche per un riferimento al caso della Sepoil, vicenda che MeridioNews ha svelato in esclusiva nei mesi scorsi raccontando anche di un sequestro conservativo nei confronti di Romeo. Sul fronte possibile piano di risanamento di Sp Energia «appare decisiva – aggiungono i giudici – la mancanza di qualsiasi riferimento alle risorse occorrenti fatta salva la missiva di Orazio Romeo che ha dichiarato la disponibilità a finanziare la società». A essere nominato curatore fallimentare è stato l’avvocato Antonio Scribano.