Assassinato il 10 giugno del 1922, oltre a essere primo cittadino di San Giuliano, per anni ha lottato contro la criminalità organizzata dei campi nel Trapanese. Un attivismo emerso anche nella collaborazione con i giornali degli Stati Uniti
Sebastiano Bonfiglio, sindaco ucciso dalla mafia latifondista Comparirà tra i Pubblicisti «per il suo impegno da giornalista»
Il dieci giugno del 1922 la mafia assassinava con un colpo di fucile Sebastiano Bonfiglio, sindaco socialista dell’allora Comune, poi sciolto, di San Giuliano – nel Trapanese – che comprendeva i territori di Erice, Valderice, Custonaci, Buseto Palizzolo e San Vito Lo Capo. Una figura per troppo tempo dimenticata. Un sindaco vicino agli ultimi che ha portato avanti le sue letto sociali anche nelle vesti di sindacalista. A difesa di operai e contadini, Bonfiglio era diventato un personaggio scomodo, soprattutto per le famiglie latifondiste dell’alta borghesia che detenevano il potere nel Trapanese. Proprio della mafia nell’agroericino tra fine Ottocento e inizi del Novecento, si è parlato il 9 giugno nel corso di un convegno, promosso dal comitato organizzatore delle manifestazioni per il centenario dell’assassinio di Bonfiglio, che si è svolto nei locali del Comune di Trapani. Relatore, lo scrittore Salvatore Mugno che per anni ha condotto delle ricerche proprio sulla figura del sindacalista e politico. Nel corso dei suoi studi, Mugno è anche riuscito a raccogliere tutta una serie di articoli, scritti da Bonfiglio per diverse testate giornalistiche dell’epoca.
Nella sua breve avventura negli Stati Uniti, Bonfiglio è anche stato corrispondente per il giornale Battaglia di Palermo e ha collaborato con la testata Il Proletario di Philadelfia, raccontando la vita degli immigrati siciliani in America e La voce dei socialisti di Chicago. Pubblicò anche un libretto sui cosiddetti banchieri italiani negli Usa. Nel corso della sua carriera da giornalista, collaborò con Avanti, Il riscatto di Catania, La dittatura proletaria, fu anche direttore de La Voce dei Socialisti. Nell’ultimo dei suoi articoli, scritto per il giornale Falce e Martello, un mese prima della morte, Bonfiglio ricordava le figure dei suoi compagni di lotte assassinati nelle campagne di Paceco. «È stato uno dei primi a parlare di mafia e camorra, in un’epoca in cui di questi fenomeni non si doveva parlare. Un uomo coraggioso – dice Salvatore Mugno – se pensiamo che uno dei suoi primi articoli lo scrisse ad appena ventidue anni. Un uomo capace di andare contro le famiglie mafiose che allora detenevano il potere di questa parte di Sicilia. Bonfiglio è ricordato come politico e sindacalista, ma molti ahimè ignorano questo suo impegno da giornalista».
Proprio in tal senso, Mugno, ha lanciato la proposta di richiedere all’Ordine dei Giornalisti Sicilia, l’iscrizione di Sebastiano Bonfiglio nell’albo dei pubblicisti. «Un giusto riconoscimento secondo me – prosegue Mugno – vista l’importanza di questi scritti, che illustrano magistralmente, nonostante Bonfiglio fosse un autodidatta, la società dell’epoca. Importante il suo contributo dagli Stati Uniti, così come importante nel suo ultimo articolo è lo spazio dedicato alla figura di Ninetta Gigante, moglie di un compagno ucciso nelle campagne del Pacecoto che, nonostante tutto, continuò a portare avanti le lotte sindacali intraprese dal marito, esortando gli altri a non aver paura e proseguire». La proposta è stata accolta dal giornalista e corrispondente dell’Ansa Gianfranco Criscenti che si è già attivato affinché Bonfiglio possa ottenere la tessera da giornalista pubblicista. Pare che da parte dell’Ordine dei Giornalisti la proposta sia stata accolta favorevolmente. Adesso seguirà l’iter che permetterà il conferimento del tesserino e l’iscrizione di Bonfiglio all’elenco dei Pubblicisti.