Nuova iniziativa di solidarietà a Ortigia. Presenti diversi amministratori locali e tanti semplici cittadini. Molti i messaggi che arrivano dal Nord. I gestori degli hotel si dicono disposti a sollevare lo Stato da ogni spesa. La testimonianza di chi è stato a bordo
Sea Watch, la proposta degli albergatori siracusani «Fateli scendere, penseremo noi al sostentamento»
Autorizzare lo sbarco dei migranti con la garanzia che al governo l’accoglienza non costerà un euro. La proposta arriva dall’associazione Noi albergatori Siracusa ed è stata resa nota durante l’iniziativa in corso di svolgimento in queste ore a Ortigia. A darne notizia è stato il sindaco Francesco Italia, che dal primo giorno dell’arrivo della Sea Watch nelle acque antistanti la costa ionica ha chiesto di fare scendere dalla nave le persone recuperate nel Mediterraneo. Accanto a lui, questa sera, ci sono tanti altri primi cittadini. Tra loro i sindaci di Ferla, Monforte, Noto, ma anche il vicesindaco di Scicli. Mentre da altre parti d’Italia sono arrivati messaggi di sostegno, compreso le aree dove la Lega di Matteo Salvini ha percentuali ancora non raggiunte in Sicilia.
«L’associazione Noi albergatori – dice Italia – assicura di offrire vitto, alloggio e vestiario, assumendosi gli oneri e i costi per apprendimento della lingua italiana delle persone a bordo della Sea Watch. C’è la disponibilità anche ad avviarli alla formazione e stipulare contratti di apprendistato. Nessun onere graverà sullo Stato né sul Comune». Si tratta del messaggio più concreto di solidarietà espresso dalle centinaia di persone che hanno risposto all’appello, in quello che è il quinto giorno di presidio. Un conteggio che si spera possa finire presto. «Un mezzo si sta dirigendo verso la Sea Watch per fornire un bagno alle persone bloccate sulla nave. Si tratta di una buona notizia a metà, perché significa che non li faranno scendere presto – interviene Simona Cascio di Arci -. Ogni giorno speriamo sia l’ultimo».
«Esiste una narrazione diversa da quella che vuole dare il governo. C’è un’Italia unita che accoglie e che non è quella che sta bloccando 47 persone su una barca», afferma il sindaco di Ferla, Michelangelo Giansiracusa. Gli fa eco il collega Corrado Bonfanti, primo cittadino di Noto: «Viviamo un’epoca in cui qualcuno vorrebbe soffocare bellezza e solidarietà, ma noi dobbiamo impedirlo». A prendere parola, mentre gli allievi dell’Inda continua a offrire i loro talenti accompagnando in musica i presidi, padre Carlo D’Antona che da anni accoglie nella propria parrocchia i migranti. «Date confidenza ai migranti, chiedete i loro nomi e invitateli magari a mangiare una pizza – è l’appello del sacerdote -. La comunità siracusana non si faccia trasportare solo dall’emotività, ma affronti la questione in modo serio». D’Antona poi estende la riflessione: «La sensibilità va dimostrata anche a quei migranti che non sono in questo momento prigionieri di una nave, ma sono già scesi dai barconi, va dimostrata a quelli che per esempio lavorano stagionalmente nelle campagne di Cassibile».
Nicoletta Piazzese è una dei legali che nei giorni scorsi ha partecipato al blitz sulla Sea Watch, insieme ai parlamentari accusati da Salvini di volere favorire l’immigrazione clandestina. «Credo che ci sia il tempo per tutto. Adesso è il momento di tutelare i diritti. A bordo abbiamo ascoltato le loro storie – racconta l’avvocata – e anche provato vergogna di fronte alla domanda “perché non ci vogliono?”. In questi giorni si sta consumando una violazione dei diritti fondamenti dell’uomo».