Mentre fa discutere il video in cui si sente un ragazzo augurare lo stupro a Carola Rackete, a parlare è Angela Maraventano, ex senatrice che a Lampedusa gestisce un ristorante. Nel 2012 finì al centro di un processo per il mancato versamento dei contributi
Sea Watch, la leghista condannata guida la protesta «Clamore per 400 euro. La delinquente è la capitana»
«La capitana? Una delinquente che è entrata con arroganza nel nostro porto, voleva uccidere. Non vale niente». La voce è di una delle persone che la notte scorsa si trovava al porto di Lampedusa nel momento in cui la nave Sea watch 3 ha deciso di attraccare, nonostante il tentativo della guardia di finanza di bloccare la manovra. Sulla banchina, infatti, non sono arrivati soltanto quanti ritengono che Carola Rackete abbia fatto una scelta giusta – quella di consentire, anche a costo dell’arresto, ai 40 migranti bloccati sulla nave da oltre due settimana di ottenere la possibilità di fare la richiesta d’asilo – ma anche chi ha voluto dare voce alla propria contrarietà nei confronti dell’accoglienza. E tra questi ultimi c’era anche Angela Maraventano, 55enne con un passato da senatrice nelle file della Lega Nord.
L’esponente del Carroccio che assicura di volere continuare a fare solo politica a livello locale, anche se nel 2017 ha tentato la scalata all’Ars, è stata tra le più accese contestatrici. «Ma non sono stata io a organizzare la protesta, ero presente con gli altri componenti del gruppo della Lega che è attivo sull’isola. Gli altri si sono aggregati perché evidentemente ci danno ragione», dichiara a MeridioNews. Alla domanda su quale sarebbe dovuta essere la soluzione, Maraventano non ha dubbi: «Se li portava nel Paese in cui è registrata la nave. L’Olanda lontana? In 15 giorni anche in America arrivava», afferma l’ex parlamentare. Che poi rilancia i sospetti sulle ong. «Chi ci dice che si è trattato di un vero salvataggio, di un’attività Sar? Mica c’è il relitto».
Titolare di un ristorante a Lampedusa, il suo nome negli anni scorsi è finito al centro delle cronache anche giudiziarie, per una condanna a tre mesi per il mancato versamento dei contributi a uno dei dipendenti. Una storia che in queste ore è tornata a circolare sui social network. «Per 400 euro di contributi che ho dimenticato di pagare in tempo, i magistrati hanno pensato, visto che ero senatrice, che dovevo essere condannata», sostiene. Per poi rilanciare: «Se continuano così e se questa gente continua ad arrivare in Italia, io lo dico a tutti gli italiani di non pagare più le tasse».
A fare discutere in queste ore è anche un video pubblicato sui social network, dove si sente un ragazzo insultare e augurare lo stupro alla comandante della Sea watch 3. «Spero ti violentino questi negri, a quattro a quattro», urla senza essere ripreso dall’inquadratura. Per poi dare alla donna della «tossica» e della «zingara». Espressioni da cui l’ex senatrice prende le distanze – «ci mancherebbe, queste cose non devono esistere» -, anche se è pronta ad assicurare che si sia trattata solo di una bravata. «Lo conosco, è un bravo ragazzo. Stamattina si è scusato e ha detto che era un po’ ubriaco. Se è uno dei nostri? No, so che vota Movimento 5 stelle», conclude.