Se il corpo è merce di scambio

Quattro donne, incontrate in una mattina tra il centro città e il Monastero dei Benedettini di Catania: ragazze normali, che studiano, lavorano. Tutte accomunate dall’avere un bell’aspetto. A loro abbiamo chiesto cosa pensano di chi usa il proprio corpo per ottenere quello che vuole. Ecco le loro risposte. Niente nomi, non servono.

Lei è bella, molto. Occhi neri e foltissimi ricci scompigliati. La incontriamo nell’aula studio del Monastero dei Benedettini, davanti ad un grosso volume di Diritto. Studia Giurisprudenza e la sua voce non trema nel rispondere alle nostre domande, come se aspettasse soltanto qualcuno con cui parlare di un rospo che non vuole mandare giù. “C’è un etica del successo contrapposta a quella del sacrificio – ci spiega sollevando lo sguardo dagli appunti. La gente è convinta di poter ottenere delle scorciatoie facili per arrivare a delle mete che in realtà non sono altro che indotte dalla società, come soldi, successo o borsette firmate”. La sua borsa non è firmata, ma è piena di libri molto costosi. “Questo comportamento è un insulto a tutte le persone che invece studiano o lavorano e con il proprio stipendio riescono a campare dignitosamente”. Le chiediamo cosa pensa, in quanto donna, di chi usa il corpo per cercare la ‘scorciatoia’: “Da 25enne capisco perfettamente il potere che può avere un corpo giovane e che fascino esercita sui maschi. Il problema è che così riduci i rapporti tra uomo e donna solo ad istinto, non c’è nulla di intellettuale in questo ragionamento, se non un utilizzo del proprio corpo come merce. È solo furbizia, ma che lascia il tempo che trova”. Prima di tornare ai suoi libri, ci dice che prova “profonda vergogna e tristezza per le ragazze che scendono a compromessi. Meglio fare le ballerine in discoteca, un lavoro che mette in mostra sì il corpo, ma è molto più dignitoso che fare la prostituta di corte”.

“Il comportamento delle ragazze in questione è deprecabile ma non tanto per l’atto, che è il mestiere più antico del mondo, ma per il modello sociale ed imitativo che passa”. Così ci risponde una ragazza poco più che ventenne, dal viso dolce ma la voce ferma di chi ha le idee ben chiare. Capelli biondi, occhi azzurri, la modella potrebbe farla per davvero, invece vuole fare l’architetto e da mesi cerca lavoro senza successo. La sua risposta la urla tutta d’un fiato: “È esecrabile il fatto che si usi come strumento per scalare la vetta della gerarchia del potere il corpo e non il cervello. Mi pongo questa domanda – ci dice indignata – Vorrei che le mie figlie al posto di sognare di fare la maestra, piuttosto che la ballerina, mi dicessero che vogliono fare la escort e poi il ministro? Perché è questo il messaggio che passa, è come se fosse tutto lecito e “normale”! Tutto troppo facile, tutto basato sullo smercio di tette, culi e cosce chilometriche. Troppo facile pure diventare così. Liposuzione, botulino bocche e seni gonfiati. Ma c’è davvero bisogno di diventare un mascherone come la Minetti? Cazzo, ha la mia età e sembra mia nonna!”.

Con il tono complice di chi si confida, c’è anche chi pensa che per capire davvero che cosa significa e per giudicare chi fa proprio un comportamento di questo tipo, ci si debba trovare nella stessa situazione: “Ho ricevuto offerte particolari – ci racconta una ragazza incontrata tra le aule del Monastero – e mi è capitato di gente che chiedesse il mio corpo per soldi”. La sua voce è pacata, lo sguardo intelligente, come i suoi pensieri. Studia Comunicazione e il suo aspetto trasmette una semplicità disarmante. Viso acqua e sapone e scarpe da ginnastica. Accanto a lei un enorme zaino pieno di libri e una sigaretta tra le dita. Tra una boccata e l’altra, ci racconta la sua esperienza. “Pensarla a parole è un conto, ma quando ti ci trovi, con la persona davanti che ti dice “ecco i soldi, spogliati”, è un impatto devastante. Io non so queste ragazze come facciano. È veramente disarmante”. Lei non c’è stata, ma non condanna chi ne approfitta. Chi merita la condanna, invece, è la scarsa educazione sulla dignità femminile, scavalcata da modelli di successo facile e corpi perfetti. “Credo che dipenda molto anche dal substrato culturale: pensare che non vali niente, che il tuo corpo è solo carne che puoi buttare di qui e di là. Se hai questa concezione è meglio che ci guadagni il più possibile”.
Le chiediamo cosa pensa delle donne coinvolte nel caso Ruby, e quanto sia condannabile il loro comportamento: “Alcune storie mi hanno colpito – ci dice in sincerità. C’è qualcuna che ha utilizzato l’argomento del mantenimento agli studi. È un fenomeno molto sconosciuto, ma tante ragazze che hanno problemi economici, arrivano a prostituirsi per studiare. È, tra virgolette, più comprensibile. Uno spacciatore fa peggio, perché ammazza la gente. Loro alla fine rovinano solo loro stesse. Finché sono contente di farlo”.

Occhi incorniciati dall’eyeliner nero, come i suoi lunghi capelli lisci, fisico esile sorretto da un paio di enormi anfibi, lei non si scandalizza e rifugge falsi moralismi. Il suo viso, mentre ci parla, è calmo e la voce è un po’ insicura, come se le domande l’avessero presa di sorpresa. Ci dice che le ragazze che partecipano ai festini del Premier sono donne come le altre, che cavalcano un’onda e approfittano di un’occasione che prendono al volo. Anche se a scapito della dignità. “Cercare questo tipo di scorciatoie è una storia molto vecchia, ma tra le nuove generazioni ormai è una mentalità diffusa – ci dice con voce rassegnata. E’ la strada più facile, ma non si rendono conto che, però, ci rimettono in dignità e credibilità. Pensare che siano le ragazze più giovani ad essere implicate in questo tipo di vicende ci deve fare riflettere sull’attuale concezione che la donna ha di se stessa”.
Le chiediamo cosa farebbe se qualcuno le offrisse di scendere a compromessi. “Dipende dal tipo di compromesso – ci risponde con un sorriso. Ormai si è perso l’orgoglio di cercare di arrivare da qualche parte con le proprie forze. Quindi, tanto vale… Ma scendere a compromessi che possano svilire il proprio essere una persona, prima che una donna, credo che sia da condannare sempre e comunque”.


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