Se anche a Milano “la mafia non esiste”

«La mafia a Milano non esiste», firmato Paolo Pillitteri, sindaco del capoluogo lombardo dal 1986 al 1992. Se pensate che questa frase l’avete già sentita, pensate bene. Stessa storia, stesso decennio, solo qualche parallelo più a sud: «La mafia? È ormai dovunque, nel mondo. Ma qui, a Catania, no. Lo escludo». Sono parole di Angelo Munzone, sindaco della città etnea dal 1982 al 1984. Convinzione che non è riuscito a trattenere nemmeno davanti alla bara di Giuseppe Fava.

È grazie al silenzio e alla malafede delle istituzioni che le mafie sono riuscite ad infiltrarsi e ad arricchirsi, diventando organiche al sistema di potere, anche al nord, soprattutto a Milano. È la tesi esposta da Lorenzo Frigerio, referente di Libera per la Lombardia, all’incontro che si è svolto mercoledì 24 febbraio al collegio Paolo VI dell’Università Cattolica. Tema: Le mafie all’ombra del duomo.

«A ragion veduta si può parlare oggi di consolidamento della presenza mafiosa a Milano e non di infiltrazione possibile» ha spiegato Frigerio sintetizzando l’evoluzione delle mafie a Milano: dai soggiorni obbligati di molti boss nel nord Italia, passando per la stagione dei sequestri di persona (dal ’69 al ’98 la Lombardia è al primo posto nella classifica nazionale dei sequestri), per arrivare al sacrificio di uomini dello Stato come Giorgio Ambrosoli. «Erano segnali chiari, eppure c’è stato un diniego del problema» ha continuato il referente di Libera, «negli anni di Tangentopoli i magistrati di Milano hanno processato per mafia il triplo degli imputati rispetto alla Dda di Palermo. Eppure non se ne parlava, perché tutti i riflettori erano puntati sul sistema di corruzione dei partiti».

Oggi l’attenzione è rivolta giustamente verso la progettazione dell’Expo 2015, ma non serve guardare tanto avanti, perché i fondi illeciti delle mafie riescono a trovare spazio anche nell’economia legale, a maggior ragione nei periodi di crisi. «A Milano si continua a costruire solo per la necessità di aprire nuovi cantieri» denuncia Frigerio, «anche se il mercato è saturo si devono muovere soldi per riciclare quelli sporchi e per stabilire nuove relazioni politiche».

Un quadro a tinte scure. Troppo scure per un ragazzo del pubblico che non trova coerenza tra la lotta che si fa sempre più difficile e la speranza di Giovanni Falcone secondo cui «la mafia, come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine». La risposta di Frigerio in un’altra citazione: «il problema non è la piovra, ma il mare in cui sguazza». Parola di Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera.


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