Scuole, occupati Boggio Lera e Archimede Alcuni studenti dormono fuori dal Vaccarini

Arriva anche a Catania l’ondata di occupazioni nelle scuole superiori. Il primo istituto che ha chiuso i cancelli, due giorni fa, è stato il Boggio Lera. Nel liceo di via Vittorio Emanuele è in corso una sorta di protesta ibrida, con alcuni studenti che hanno proclamato lo stato di agitazione e altri che hanno scelto di fare regolarmente lezione. Situazione complessa anche all’istituto Vaccarini. «Per due volte abbiamo provato a occupare, ma abbiamo trovato la preside e la Digos», racconta Samuele Carcagnolo, rappresentante degli alunni del movimento Liberi pensieri studenteschi. «Stanotte abbiamo dormito fuori dalla scuola, eravamo in sette – prosegue – Adesso abbiamo proclamato l’assemblea permanente. Alcune classi sono in aula, altre in autogestione». L’assemblea permanente è stata proclamata pure all’istituto agrario Filippo Eredia

Da ieri sera, invece, è stato occupato il tecnico industriale Archimede. «Siamo entrati intorno alle 20.30», afferma William Bella, anche lui referente di Lps. «L’intenzione dei professori era di chiudere la scuola dopo le lezioni serali – continua – Abbiamo trovato la polizia, ma siamo riusciti a entrare e da stamattina siamo in occupazione». Ad alternarsi nelle aule sono oltre un centinaio di studenti. «Stiamo facendo la pulizia dei cortili della scuola e di alcuni giardini – precisa – Abbiamo anche realizzato dei cartelloni da usare come bacheche, per far scrivere ai nostri compagni idee e riflessioni su qualsiasi tema». 

A spiegare i motivi della protesta è Bella, che frequenta il quarto anno. «Stiamo seguendo un filone nazionale, con delle linee guida comuni in tutta Italia – afferma – Principalmente è la contestazione della riforma della Buona scuola, ma non solo». Obiettivo dell’opposizione degli studenti sono le soluzioni «che stanno prendendo tutti i partiti, da destra a sinistra, su temi importanti che inevitabilmente si riflettono anche sull’istruzione», sostiene. «Dagli sprechi ai fondi per le azioni militari, sono tutte risorse in meno per la cultura, la sanità e i servizi ai cittadini». «Vogliamo una scuola che sia palestra di vita, non un’azienda», gli fa eco Samuele Carcagnolo.


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