È ancora troppo basso il numero degli istituti costruiti che rispetta i criteri previsti dalla legge nel capoluogo e, in generale, al Sud. Carenti appaiono anche gli investimenti per gli interventi straordinari: unica voce positiva riguarda la manutenzione ordinaria, ma rimane ancora molto da fare sul fronte delle certificazioni
Scuola, Palermo solo 78esima per l’edilizia antisismica Legambiente: «Assoluta insicurezza, siamo impreparati»
Un patrimonio edilizio scolastico «alquanto datato» e in condizioni «affatto rassicuranti». È ancora troppo basso il numero delle scuole costruite secondo criteri antisismici a Palermo e, in generale, in Sicilia e nel Mezzogiorno, e che vede il capoluogo siciliano relegato in coda alla classifica nella graduatoria stilata da Legambiente. Stando ai dati del XVII Rapporto Ecosistema Scuola, l’indagine annuale sulla qualità dell’edilizia scolastica (realizzata su un campione di quasi 6 mila istituti dei capoluoghi di Provincia), Palermo è 78esima (stabile nella parte bassa della classifica rispetto allo scorso anno, con un punteggio di 28,2 per cento mentre prima è Piacenza con 83,7 per cento), fanalino di coda in buona compagnia assieme alle altre città dell’Isola: Agrigento (62esima), Caltanissetta (77esima) e, ultima in classifica, Messina (86esima).
Posizionate in coda alla graduatoria, queste città siciliane mostrano un patrimonio datato e in condizioni poco rassicuranti: il 69,7 per cento degli edifici è stato costruito prima del ’74, il 20,2 per cento nasce come abitazione, e su nessuno è stata eseguita la verifica di vulnerabilità sismica. Tra le note dolenti, l’assenza di certificazioni adeguate che interessa tantissimi istituti. Solo il 36,7 per cento ha quella di collaudo statico, il 35,2 per cento di idoneità statica, il 22,1 per cento di agibilità e il 32,8 per cento di prevenzione incendi. Sul fronte della manutenzione, solo il 21,7 per cento degli edifici ha goduto di interventi straordinari negli ultimi cinque anni. In linea con la media nazionale sono le certificazioni igienico-sanitarie che riguardano il 73,1 per cento degli edifici. Una notizia positiva riguarda, invece, la manutenzione ordinaria: Palermo, unica eccezione per il Sud (assieme a Gorizia), ha una media di investimenti per singolo edificio scolastico di 20 mila euro (20.230), e occupa la 16esima posizione in classifica.
«Palermo – spiega a MeridioNews il direttore di Legambiente Sicilia Claudia Casa – contribuisce a mantenere alta la media per la manutenzione ordinaria nell’Isola (12 mila euro la media nella regione) un dato molto vicino a quello nazionale e abbondantemente sopra quello siciliana. Vuol dire che sono stati fatti passi in avanti, ma rimane ancora carente sotto il profilo della manutenzione straordinaria e delle certificazioni».
Le scuole siciliane vivono situazioni di rischio ambientale e di inquinamento indoor e outdoor (all’interno e all’esterno dell’edificio scolastico), tutti i comuni sono coinvolti nel monitoraggio relativo alla presenza di amianto, da cui sono emersi il 6,9 per cento di casi certificati, gli edifici dove sono state svolte azioni di bonifica sono il 3,2 per cento. Sensibili alla questione radon, il 40 per cento dei comuni dopo aver effettuato monitoraggi ad hoc, ha certificato lo 0,2 per cento di casi ma non è stata intrapresa nessuna iniziativa di bonifica. Sullo 0,2 per cento degli edifici è stato effettuato il monitoraggio elettromagnetico da basse frequenze e nonostante il 32,4 per cento degli edifici abbia il wifi nessuno ha una rete cablata.
«Dal rapporto emerge un quadro sconfortante e a tinte fosche – prosegue -, i dati raffigurano una situazione di assoluta insicurezza. Sconfortante il dato che riguarda gli investimenti per la manutenzione straordinaria. Siamo abbondantemente sotto la media nazionale: nel Paese vengono spesi 40 mila euro per ogni edificio mentre nell’Isola siamo a circa 10 mila euro». Ma a preoccupare maggiormente è la mancanza di certificazioni: «Siamo davanti a un quadro che ci fa capire come i nostri ragazzi si trovino in una situazione di grandissima insicurezza. Se pensiamo a quello sta accadendo nel Centro Italia e lo riportiamo in Sicilia, appare evidente che siamo assolutamente impreparati a fronteggiare un rischio simile».
Una soluzione potrebbe essere rappresentata dall’anagrafe scolastica: «Potrebbe essere uno strumento utile, ma anche lì si procede a rilento. Servono meno parole e più fatti, occorre controllare tutti i procedimenti che riguardano la messa in sicurezza delle scuole, capire a che punto sono e perché si bloccano. La farraginosità di questi interventi – conclude – deve essere messa sotto la lente di ingrandimento».