Scrittrici francesi e francofone: un’identità spesso negata

Muovendosi attraverso i meandri della letteratura e della francofonia, la
prof.ssa Maria Teresa Puleio affronta un tema di grande attualità a volte taciuto, spesso eluso ma non per questo assente: il ruolo della donna nel mondo della scrittura. Destinatario del messaggio un pubblico misto, composto da studenti e docenti, attento e concentrato.
Presentando il tema non come una semplice conferenza ma attraverso linee di forza su cui riflettere, la relatrice articola il discorso in tre parti.

L’apertura è data da alcune riflessioni su ciò che può essere definito un vero e proprio genere al maschile che avrebbe sopraffatto e ghettizzato validissime opere di scrittrici rimaste nell’ombra.
Ma è forse giusto parlare di scrittura al femminile o al maschile?Domanda che si sono posti grandi scrittori di epoche passate e che risuona nell’aula magna di Palazzo Centrale. Una sola la risposta: “Polemica sterile, ciò che conta è la penna, il pugno e lo sguardo” sostiena la prof.ssa Puleio.
Senza sfociare mai in argomenti astratti vengono passate in rassegna alcune figure che hanno caratterizzato la storia femminile della Francia letteraria. In un percorso che va dal Cinquecento al Novecento,vengono citate Madame De Sivignè e Madame De la Fayette la quale, a parere della critica seicentesca non avrebbe potuto da sola scrivere tali capolavori. Nel Settecento addirittura non viene individuato nessun nome. Si trattava di scrittrici di racconti e fiabe per bambini. La fama di altre era legata alla loro disponibilità ad aprire i salotti dove si riunivano i Philosophe francesi e non alle loro qualità di scrittrici.

La parte conclusiva della conferenza concentra la sua attenzione sulla storia presente.
E’ forse questa la parte che più di ogni altra colpisce l’attenzione dei
presenti. In Quèbec, ad esempio, le donne devono costruire la loro identità di scrittrici, le loro radici sono assai fragili. La situazione è particolarmente drammatica in Africa, luogo in cui deve affermarsi il concetto di donna prima che quello di scrittrice. Assai diffuso è infatti l’analfabetismo e a prevalere è la parola orale piuttosto che quella scritta. La donna, come dice la stessa prof.ssa Puleio, “è donna di interni”.
Tema pungente, forte, che si conclude con il caloroso applauso da parte di un pubblico appassionato e presente.

Chiunque si chieda se l’obiettivo di tale conferenza fosse quello di indurre a riflettere sul problema della donna e, più in generale, nel mondo, la risposta non può che essere affermativa.
Con linearità, semplicità e chiarezza la prof.ssa Puleio ha risvegliato un
problema noto, in un certo senso scontato e forse proprio per questo dimenticato, avvertito come distante in una società più evoluta e meno maschilista ma proprio per questo in dovere di far sentire la propria voce.


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