Scoppia la polemica elettorale tra gli infermieri catanesi «Hanno negato voto on line, ora rischieremo tanti contagi»

Scoppia un focolaio dopo assembramento di infermieri. Al momento sarebbe soltanto una delle tante bufale legate al Covid, ma c’è chi teme che possa acquisire i crismi della notizia. A lanciare l’allarme è un gruppo di lavoratori iscritti all’Opi, l’Ordine delle professioni infermieristiche, parte dei quali aderenti al sindacato Nursind. Con un esposto inviato tanto all’autorità giudiziaria che al governo, denunciano i rischi che comporterebbe lo svolgimento delle elezioni per il rinnovo degli organi provinciali. Il voto dovrebbe tenersi da domenica a martedì, quando in calendario c’è la terza e ultima convocazione. «Si chiede il pronto intervento del prefetto e del ministro della Sanità a salvaguardia della tutela della salute pubblica, evidentemente non garantita», si legge nel documento. Dove si specifica che il seggio sarà allestito in una stanza di una trentina di metri quadrati, con il rischio di ritrovarsi in fila per lungo tempo prima di votare. 

Ma quella del rischio contagio è soltanto uno degli elementi che da settimane infuocano il mondo infermieristico etneo. Dopo essere finiti al centro dell’attenzione – con tanto di paragoni con i tartufi e altri prodotti di pregiata rarità, per la difficoltà riscontrate dai commissari Covid della Sicilia ad arruolare nuovo personale – tra gli infermieri è scoppiata la polemica riguardante il presunto ostruzionismo che il presidente uscente Carmelo Spica avrebbe messo in atto nei confronti degli altri pretendenti alle cariche. Nell’esposto si dice, senza tanti giri di parole, che Spica, che è dipendente dell’Arnas Garibaldi, «allo scopo di favorire la propria posizione e lista ha fatto ricorso a una strategia mediatica e di sotterfugi atta a impedire la possibilità di chiunque, iscritto all’ordine, di partecipare alla procedura elettorale e allo scopo di garantire a se stesso e ai suoi sodali». 

A conti fatti, in effetti, la lista di Spica è l’unica in gara. Ma come ci si è arrivati a questa situazione? I firmatari dell’esposto denunciano la mancata accettazione di un’altra lista presentata poco prima di Natale, dato che la parentesi utile a farsi avanti è stata confinata ai giorni che andavano dal 18 al 21 dicembre. La lista, però, non ha ottenuto il via libera. Un’esclusione che per gli infermieri sarebbe stata giustificata con motivi definiti «carenti e illegittimi». A partire dei cavilli trovati nella modalità con cui le firme sono state autenticate. Ma in cima ai quesiti che vengono portati all’attenzione anche del prefetto di Catania c’è la decisione di non organizzare il voto in modalità telematica, come raccomandato dal ministero laddove possibile. 

Ma se per i denuncianti il comportamento di Spica potrebbe configurare il reato di epidemia colposa, il diretto interessato si difende dalle accuse: «Guardi è semplicissimo. Il voto telematico – dichiara Spica a MeridioNews doveva essere approvato dalla federazione nazionale e non è stato così, perché evidentemente non ci sono le condizioni. Tra l’altro proprio oggi è arrivata una comunicazione con cui viene richiesto espressamente che gli ordini rinnovino i propri organi entro questo mese». In merito alle dimensioni dei locali dove si svolgerà il voto, il presidente uscente afferma che anche in questo caso mancavano le alternative. «Si era pensato di optare per un luogo diverso, magari un hotel con una sala congressi, ma considerata la pandemia queste strutture sono praticamente tutte chiuse. In ogni caso faremo in modo per garantire che tutto si svolga nel rispetto delle misure di sicurezza previste dalla normativa», aggiunge Spica. Torna al mittente anche l’accusa di ostruzionismo in merito alla mancata accettazione della lista rivale: «Basta andare sul sito dell’ordine per capire quali procedure bisognava seguire. Andavano validate dal presidente uscente o da un delegato, bastava chiedere un appuntamento. La zona rossa natalizia? Venire in sede – conclude Spica – sarebbe stato un buon motivo per uscire dal Comune di residenza».


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