‘Scoop’: il giornalismo secondo Woody

Scoop – Woody Allen – 2006

 ”Il giornalismo mi ha affascinato fin da ragazzo, sono cresciuto in tempi in cui Hollywood faceva molti film sulla carta stampata, i reporter erano veri e propri eroi. Dirò di più, da giovane ho pensato seriamente di fare il giornalista”
(Woody Allen

E’ vero, Woody Allen cita se stesso. La polpa dei suoi film è la medesima da anni. I personaggi sono cosi allacciati alla sua storia personale, ai suoi tic, ai suoi vizi e alle sue debolezze, che perdono immediatamente la maschera. Il suo è un “Meta-Woody/cinema” cioè uno specchio del suo modo di fare film degli ultimi anni. Sì è tutto vero, ma è anche corretto dire – in verità – che il suo distillato di commedia frizzante, humor teatrale, comicità mai grassa e, appunto, autobiografismo, è da oltre quarant’anni una maniera eccezionale di fare un cinema divertente, ispirato ed arioso. Allen è in assoluto il miglior scrittore di commedie in vita, mai nessuna sua pellicola, infatti, ha stufato o ha finito per annoiare gli spettatori. Ogni film gode di incredibili pagine di pura narrativa colta e sapiente. E dunque, anche se in buona parte “plagi di se stesse”, le pellicole del regista newyorkese divertono sempre e stupiscono proprio per quella costante e instancabile voglia/forza di creare nuovi soggetti, nuove trame e nuove storie.

Venendo al film, c’è da dire che, dopo l’intenso e drammatico “Match Point” – che aveva stupito in molti per il colore plumbeo e passionale di cui sono intrise le sue sequenze -, Woody Allen torna con Scoop a piazzarsi davanti alla camera, come attore co-protagonista, e a riproporre una di quelle opere irresistibili e ingarbugliate, fatte di equivoci, leggera e garbata comicità e di dialoghi esilaranti. Protagonista femminile, anche per questo film dopo “Match Point”, è la bellissima Scarlett Johansson che interpreta il ruolo di Sandra Pransky: una sbadata studentessa di giornalismo alle prese con un assurdo caso su cui indagare; caso che poi le si ritorcerà contro in un pirotecnico succedersi di eventi. La Johansson, ha vinto la sua sfida. Attrice matura con grandi capacità mimiche-interpretative, è sembrata perfettamente a suo agio con un personaggio comico, pieno di insicurezze e goffaggini. Giunta al secondo film con Allen in molti, oramai, la considerano – data la nota passione del regista per le belle donne – la sua musa prediletta. Accanto a lei, buona prova anche per Hugh Jackman (“X-Men”, “Wolverine”), nel ruolo del bello e ricco industriale Peter Lyman, buono in superficie e losco nel profondo. E Woody? Beh Woody, solito campione di gestualità e di improvvisazione, entra nei panni di Sidney, uno strano mago americano (la magia, grande passione di Allen) un po’ ammaccato, imbranato, e divertente che sopravvive dei suoi stagionati spettacolini a Londra e della sua pigrizia (grande merito va per l’ennesima volta al doppiaggio acrobatico di Oreste Lionello). Sarà lui ad aiutare Sandra nell’indagine sul “serial killer dei tarocchi”.

Oltre alla sua imperante ironia, “Scoop” è anche e soprattutto una riflessione ben precisa sul mondo del giornalismo, sui suoi malcostumi, sulle sue contraddizioni e su quella deontologica necessità del vaglio delle fonti e delle prove prima di realizzare il ‘colpo’ giornalistico. Ma, certamente la pellicola vuole essere anche un omaggio alla forza della carta stampata che non si ferma davanti a nulla pur di cavare verità; quest’aspetto è ben simboleggiato dal defunto cronista Joel Strombel (Ian McShane) che ritorna sulla terra per “donare” il suo scoop alla bella Sandra. Un’ottima parentesi di cinema ben fatto e rilassato, un’ottima prova di come le pellicole di Woody Allen abbiano la capacità di far sorridere grazie ad un umorismo intelligente e raffinato.


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