Provvedimenti pesanti per i tifosi del Catania coinvolti negli incidenti del 19 marzo a Padova. Diciassette ultras hanno ricevuto un Daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive). Sette provvedimenti dureranno dieci anni – sei di questi prevedono anche l’obbligo di firma per dieci anni – cinque dureranno cinque anni, di cui quattro con obbligo di firma per tre anni, gli altri cinque dureranno due anni. Dalle indagini della polizia è emerso che tre dei tifosi catanesi erano già stati coinvolti negli scontri del 2 febbraio 2007 allo stadio Massimino. Quando, durante il derby Catania-Palermo, morì l’ispettore capo della polizia Filippo Raciti.
Il totale dei tifosi del Catania arrestati è salito a undici. Tra loro anche un 40enne già destinatario di Daspo nel 2015 e nel 2017, con precedenti anche per associazione mafiosa, rapina e stupefacenti. Da quanto emerge dalle indagini, sarebbe stato lui ad aprire il maniglione dell’uscita di sicurezza della curva nord dello stadio di Padova, consentendo così l’invasione di campo di una sessantina di tifosi etnei.
«Occorre una riflessione – ha detto il questore di Padova, Marco Odorisio – in quanto in caso di gravi recidive, persone già condannate per reati specifici e destinatarie di Daspo, come gli episodi accaduti martedì sera allo stadio Euganeo, dovrebbero essere destinatarie di provvedimenti interdettivi a tempo indeterminato». Ieri la decisione del giudice sportivo di fare disputare il ritorno della finale di Coppa Italia di serie C a porte chiuse.
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