Scomparsa di Agata Scuto, sangue su un oggetto di metallo Parenti convocati dai Ris. Indagato ex compagno della madre

Un oggetto di metallo che potrebbe avere tracce di sangue che risalgono a più di otto anni fa. È questo il motivo per cui il Reparto delle investigazioni scientifiche (Ris) di Messina ha convocato per un accertamento irripetibile i familiari di Agata ScutoLa 22enne invalida scomparsa nel 2012 dalla casa di Acireale in cui viveva con la madre e i fratelli che, in tutti questi anni, hanno continuato a percepire la pensione di invalidità della ragazza (280 euro al mese). Sul caso, a novembre dell’anno scorso, la procura di Catania ha aperto un fascicolo per omicidio e ha iscritto nel registro degli indagati Rosario Palermo, l’ex compagno convivente di Mariella, la madre di Agata. 

Intanto, è stato accertato che i reperti ossei trovati dal nucleo operativo dei carabinieri di Acireale durante il sopralluogo nel giardino dell’abitazione sono tutti di animali. Nemmeno nella cantina sono state trovate tracce di Agata. «Nel giardino e in cantina non c’è nulla. Chi ci ha accusati – ha detto la mamma di Agata ai microfoni della trasmissione di Rai3 Chi l’ha visto? in bocca ha solo veleno». Durante le indagini, però, è stato trovato e sequestrato un pezzo di metallo che era nella disponibilità di Palermo. L’oggetto, entro la fine del mese, sarà analizzato per provare a prelevare il materiale organico che potrebbe esserci. Pare, infatti, che il pezzo di metallo sia sporco di sangue. Le eventuali tracce ematiche verranno confrontate con il Dna dei parenti di Agata

Palermo ha raccontato che la mattina della scomparsa della 22enne – il 4 giugno del 2012 – era andato a raccogliere origano in una zona di campagna. In una prima versione ha parlato di un’area a circa tre ore da Acireale, mentre in un secondo momento ha ritrattato dicendo che era rimasto in zona. Ciò che è rimasto invariato è la ricostruzione di una ferita a una gamba (e di cui ha ancora una cicatrice rotonda). «Me la sono fatta con un ferro un po’ arrugginito – ha detto l’indagato – che spuntava da un blocchetto di cemento contro cui ho sbattuto quando ho preso una storta mentre ero in campagna». Tornato a casa zoppo e sanguinante, l’uomo ha comunque scelto di non andare in ospedale. «Sul posto me lo sono sbattuto con un legno per fare uscire il sangue – ha spiegato – Ho comprato l’acqua ossigenata e mi sono disinfettato. Poi, in farmacia mi hanno dato la connettivina». 

Stando alla ricostruzione dell’indagato, quella ferita non avrebbe niente a che vedere con la scomparsa di Agata. Vicenda per cui Palermo si è sempre detto estraneo. Era stata una vicina di casa, però, a mettere in dubbio la sua versione riferendo che proprio quella mattina avrebbe visto l’auto di Palermo parcheggiata davanti casa. L’ex compagno di Mariella è l’unica persona a raccontare di avere visto Agata, dieci-quindici giorni dopo la scomparsa, insieme a un ragazzo biondo in giro per la cittadina acese. Ed è sempre lui ad avere parlato di un episodio in cui la giovane si sarebbe seduta nel letto accanto a lui e gli avrebbe detto: «Perché non lasci mia madre e ti fidanzi con me?». L’uomo ha lasciato intendere che la giovane si fosse innamorata di lui. Una tesi che ha contribuito, sin dall’inizio, a parlare della scomparsa di Agata nei termini di un allontanamento volontario. La signora Mariella ha riferito di avere letto sul diario della figlia la frase “mamma cornuta“. L’ipotesi della donna è che la figlia potesse essere rimasta incinta anche perché sarebbe stata la stessa Agata a confidarle di un ritardo del ciclo mestruale nei due mesi prima della scomparsa. 

Marta Silvestre

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