Secondo giorno di sciopero al Giornale di Sicilia, dei tre consecutivi e dei dieci complessivi annunciati dal cdr. «Il comitato di redazione e tutti i giornalisti – si legge nella nota che inviata ai colleghi – hanno accettato con grande senso di responsabilità la cassa integrazione dopo una lunga trattativa con l’azienda. Un pesante sacrificio che comporta una riduzione del 18,50 per cento dello stipendio. La vertenza è iniziata lo scorso giugno e la cassa integrazione è partita dalla scorsa settimana. Nel frattempo la direzione non ha ancora comunicato il piano definitivo dell’organizzazione del lavoro che dovrà valere per i prossimi due anni».
Meridionews ha ascoltato Giancarlo Macaluso, componente del cdr, che auspica un cambio di rotta da parte dell’azienda: «Non sappiamo ancora se ci siano margini di trattativa, ovviamente speriamo di sì – dice il giornalista -. Ci auguriamo che ci sia un ripensamento su quello che ci sembra il fatto più grave della vicenda, l’aumento dei carichi di lavoro, e auspichiamo che sia istituito un tavolo che veda la partecipazione di tutte le parti coinvolte. In questo modo non è possibile andare avanti, noi restiamo comunque disponibili».
Macaluso rivendica l’assunzione di responsabilità dei giornalisti del Giornale di Sicilia al momento dell’attivazione degli ammortizzatori sociali: «Rilevo che da quando questa storia è iniziata, la cassa integrazione è stata firmata dalle parti senza che fosse attuato un giorno di sciopero. Solitamente, infatti, lo sciopero viene proclamato prima di raggiungere l’accordo sull’attivazione degli ammortizzatori sociali, è difficile che ciò accada dopo. Evidentemente si sono create le condizioni che ci hanno portato a prendere questa decisione. Speriamo che tutti gli attori della vicenda riescano a sedersi attorno a un tavolo e decidano, per il bene del giornale, quale sia il modo migliore di procedere». Nel momento in cui l’azienda ha comunicato la nuova organizzazione, senza – spiega la nota del cdr – che l’organo sindacale fosse ascoltato, è partita la sospensione delle attività: «Ovviamente – puntualizza Macaluso – tutto il lavoro che si era fatto fino per l’uscita delle edizioni del quotidiano è andato perso».
Una situazione, quella che si è creata al Giornale di Sicilia, che non è generata soltanto dalla crisi economica che investe il quotidiano di via Lincoln, ma da una congiuntura sfavorevole più ampia che investe tutto il settore della carta stampata. Macaluso, che è anche presidente dell’Assostampa Sicilia, riconosce le difficoltà che investono il settore e «la necessità di una ristrutturazione», ma sottolinea: «Ci sono diversi modi di affrontare la crisi. L’arrivo di nuove forme di comunicazione – i social, il digitale – in questo momento hanno un ruolo predominante rispetto ai tradizionali media, e parlo in particolare per la carta stampata. Serve una responsabilizzazione della categoria, ma anche del mondo imprenditoriale. Se i giornalisti non agganciano la rivoluzione digitale e la riconversione – spiega ancora il giornalista – non si va da nessuna parte. Penso che la società abbia sempre bisogno dei giornalisti, al di là del fatto che scrivano su un quotidiano di carta stampata o su un giornale online. La mediazione tra la fonte dell’informazione e l’utente finale, che è il lettore – conclude -, credo che sia indispensabile ancora oggi».
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