Forza Italia serra i ranghi e si riunisce sotto lo stesso tetto, con la grande convention organizzata al teatro Politeama di Palermo. La prima senza Gianfranco Miccichè. La prima con l’ex grillino Giancarlo Cancelleri. Teatro stracolmo, lo ribadiscono più vote dal palco, anche quando – ma solo all’inizio – non lo è. Non mentono gli […]
Schifani mattatore alla convention di Forza Italia a Palermo. La prima con Cancelleri ma senza Micciché
Forza Italia serra i ranghi e si riunisce sotto lo stesso tetto, con la grande convention organizzata al teatro Politeama di Palermo. La prima senza Gianfranco Miccichè. La prima con l’ex grillino Giancarlo Cancelleri. Teatro stracolmo, lo ribadiscono più vote dal palco, anche quando – ma solo all’inizio – non lo è. Non mentono gli organizzatori, anche se appare subito chiaro che il grosso della platea non è lì per vedere il videomessaggio preregistrato di Silvio Berlusconi risalente a ben prima del ricovero e riadattato per l’occasione. Il grosso della folla è lì per Edy Tamajo, assessore regionale e candidato più votato alle ultime Regionali.
E lo conferma il tifo da stadio appena l’assessore sale sul palco, con la platea che scandisce ritmata il suo nome. E lo conferma lo stesso Tamajo che si scusa con i tanti che gli stanno scrivendo perché non sono riusciti a trovare posto e sono rimasti fuori. Sul palco si alternano un po’ tutti, dal sindaco di Palermo Roberto Lagalla, che ringrazia Forza Italia per il «contributo leale e operoso al governo della città» – screzi intestini a parte, immaginiamo -; alla senatrice Stefania Craxi, passando per Marco Falcone, Stefano Pellegrino e per il nuovo coordinatore regionale Marcello Caruso.
Gli screzi intestini, si diceva. Già parlato dell’assenza di Gianfranco Miccichè, mai nominato sul palco. Caruso parla di nuova era, con il partito che finalmente può aprirsi ad altre realtà a differenza del passato e Tamajo che tenta la frecciata: «La diaspora che secondo qualche iettatore attraverserà Forza Italia non c’è stata e siamo un partito attrattivo. Oggi si apre una nuova fase della politica italiana, con un bipolarismo in cui sarà difficile far crescere realtà di centro».
L’altro grande protagonista di giornata è comunque Renato Schifani, che snocciola risultati ottenuti dal suo governo e cambiamenti di passo, pur cercando di non mettere in cattiva luce l’operato di Nello Musumeci (non sempre riuscendoci). «Lavoro 18 ore al giorno – dice il presidente della Regione – per me non esistono né sabati né domeniche. La giunta all’inizio ha avuto qualche momento di difficoltà nella sua composizione, ma ha ingranato e sta lavorando. È naturale che a meno di un anno farò un tagliando a questa giunta».
E Schifani non tralascia neanche le criticità, come l’impugnativa del governo nazionale di una parte della Finanziaria. «Alcuni articoli erano coperti da fondi europei che non sono più in disposizione – dice – Mi sono sentito col ministro Fitto, li finanzieremo con risorse del piano 2021/26. Una cosa che però mi sento di dire è che è successo, ma non succederà più. Questi fondi li gestiremo senza parcellizzazione. Non dieci qua, quattro lì, cinque qui, verranno utilizzati su grandi temi come quello della pulizia degli alvei di tutti i fiumi. Ho la grande fortuna di conoscere quasi tutti i ministri e Giorgia Meloni». Poi il commento su Matteo Salvini: «È il migliore ministro dei Trasporti che la Sicilia possa avere».
Tanti i temi toccati dal presidente, che parla per quasi un’ora, dalla sua lotta al fotovoltaico «se non porta delle royalties energetiche alla Sicilia in grado di ridurre le nostre bollette», al caro voli, dai termovalorizzatori alle elezioni amministrative a Catania, dove «abbiamo avuto un commissario. A breve avremo l’avvocato Enrico Trantino, professionista di grande rispetto e figlio di cotanto padre. Per questa tornata ce l’abbiamo fatta, siamo rimasti uniti – conclude Schifani – E saremo riuniti anche per le elezioni nelle province».