Avevano escogitato un sistema per frodare le assicurazioni tramite falsi incidenti stradali. Almeno 18 i casi ricostruiti nell’inchiesta Fake crash dei carabinieri del comando provinciale di Catania che ha portato a cinque misure cautelari e alla notifica a 36 avvisi di conclusione indagini. Il capo della banda sarebbe stato Pietro Bellaprima, oggi finito in carcere. Tra i suoi complici una schiera di professionisti ognuno dei quali, secondo l’ipotesi degli inquirenti, con compiti precisi.
Patrizia Zingarino, sottoposta agli arresti domiciliari, si sarebbe prestata a fare da finta testimone. Due le avvocate coinvolte: Giuseppina Ferrigno, agli arresti domiciliari, e Claudia La Porta, interdetta dall’attività forense per sei mesi. Insieme, stando allo schema ricostruito dalla procura, si sarebbero occupate delle pratiche legali dei finti incidenti. Altro partecipe dell’associazione sarebbe stato il medico legale, specialista in Neurologia, Epifanio Rapisarda. Il camice bianco è finito agli arresti domiciliari.
Il presunto capo dei finti incidenti si sarebbe avvalso anche della cooperazione di altre persone. Di volta in volta gli avrebbero procacciato o suggerito i sinistri che, poi, venivano contraffatti nell’istruttoria o simulati del tutto, per conseguire gli indebiti profitti da spartire tra i vari soggetti implicati. La cricca si sarebbe occupata di creare ad arte documentazione sanitaria e dichiarativa falsa o alterata, sia nell’indottrinare falsi testimoni che avrebbero dovuto fornire dichiarazioni agli agenti accertatori delle varie compagnie di assicurazione.
Le indagini hanno permesso di ricostruire 18 sinistri stradali (segnalati nel territorio dei Comuni di Catania e Misterbianco) palesemente falsi, per i quali le compagnie assicurative coinvolte presentavano denuncia-querela costituendosi così parti offese. Il danno patrimoniale procurato, orientativamente, si aggira intorno ai centomila euro.
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